Capita di stare a sinistra, ormai è da anni che so come funziona e prima o poi capita a tutti
Può essere che stia pensando quando all'improvviso un fastidio mi desta.
Cazzo... è arrivato il re!
Siamo in tanti stasera e non mi sembra giusto.
Non dovrei farmi prendere dall'istinto, dovrei fare la brava bambina e fare come il re si aspetta che faccia, ma io sono io, anche nella stupidità.
Faccio finta di niente, si accorgerà di come stanno le cose e mi lascerà in pace fino a nuove possibilità per entrambi.
Mi sbaglio, non mi molla e continua a pretendere.
Fastidio.
Valuto velocemente tutti i pro e i contro dell'idea malsana che ho in mente e poi lo faccio, bruscamente e all'improvviso.
Hai capito testa di cazzo? Vedi di startene calmo perché rischi parecchio. Ti è andata male per adesso ma appena decido che lo potrai fare, lo farai.
Non posso fare a meno di guardarlo spesso, voglio solo accertarmi che gli sia bastato, e infatti mi sta cautamente lontano.
Massive: non c'è ascolto migliore dopo una sottile riuscita
Il rollio che fino ad un attimo prima mi eccitava adesso mi rilassa. Ascolto il suono come d'abitudine, se c'è bisogno di me sono qui apposta, ci guadagnamo entrambi.
Una volta va bene, la seconda ti faccio capire che intenzioni ho, ma alla terza...
Passo al piano B.
Con un po' di fortuna mi prenderò un'altra lieve soddisfazione.
Devo fargli credere che ha vinto, che lui è forte, potente, aggressivo, e io invece ho tanta tanta paura...
In realtà ne ho, parecchia, ma ho imparato a canalizzarla a dovere e trasformarla in fermezza.
Si tratta di minuti, frazioni di secondi e ormai è troppo tardi per cambiare idea. Non voglio cambiare idea.
Attendo il momento propizio (soprattutto per lo scopo che ho in mente) e lo faccio avanzare.
Nonostante la scarsa luce cerco di farmi un'idea del soggetto, potrebbe non servire a niente ma è meglio essere prudenti, ci sono varie tipologie di teste calde animati da istinti diversi.
Prudenza...che ironia la mia.
Mezza età, ben piantato, non mi degna di uno sguardo ma è una finzione, lo so. Nel 99 % dei casi l'indifferenza è una tattica che si impara a riconoscere da apparenti, insignificanti indizi.
Adesso che sei dove volevi stare è tutto a posto vero? Col cazzo, adesso tocca a me.
Sapore di adrenalina liquida, freccia a sinistra, accellero, scalo e lo raggiungo.
Lampeggio e lampeggio e lampeggio ma ti prego non ti muovere, voglio fartelo sentire... Dimmi cosa provi a fare la femmina... Non sarà grosso come il tuo ma le palle ci sono, belle tese e fertili.
Mi lascia passare.
Peccato.
160-150-140-130 battiti.
Il mio cuore decellera.
.
Ti faccio il disegnino?
CHIAVI DI LETTURA
20121111
20121102
Mosca
Di Micheal Jackson ne avevamo parlato così, tanto per sciogliere il ghiaccio, non era poi tanto importante che a me non piacesse per svariati motivi, ma lui sentì il bisogno di farmi cambiare idea.
Ero stanca. Dopo quattro anni filati di libera lotta mentale sentivo il bisogno di rifugiarmi in un luogo virtuale defilato e anonimo. Mi soffermai ad osservare per qualche giorno un social di seconda categoria e, quando capii che sembrava fosse fatto apposta per utenti fuggiti dal ghetto, mi aggregai.
Mosca è una città puttana. Troppo diversa da me, si divertiva a spengere i miei focosi entusiasmi con secchi di acqua gelata. Prima mi attirava in rifugi semi luminosi (poiché la troppa luce non fa per me), mi convinceva a restare, mi baciava dolcemente il collo, me lo cingeva. E poi stringeva. Mi osservava soffocare mentre scalciavo e piangevo e solo allora decideva di lasciarmi andare.
Tanto lo sapeva già che sarei tornata.
E il gioco ricominciava.
Attirò ben presto la mia attenzione con i suoi pensieri carichi di pioggia e la sua intimità incomprensibile. Mi sentivo "pedinata" ma davo la colpa al mio passato ed alla paura di essere diventata irrimediabilmente paranoica.
In punta di piedi, con la leggerezza di un acrobata, si insinuò nel mio monolocale virtuale. Mi osservava da una porta socchiusa, dalla finestra di fronte nascosto da una tenda consumata, mentre io facevo finta di non aver capito.
Mosca mi aveva trovato anche lì. Aveva preso altre forme ma io l'avevo riconosciuta e già mi sentivo bagnare tra le gambe. Decisi di attaccare per difendermi, io con la spada sempre pronta, la lucidai e attesi la sua mossa.
Dolcissima e decisa mi porse il fodero ma prima la accarezzò, si tagliò appena e mi offrì una goccia del suo sangue.
La lasciai lì, da sola, ostentando una falsa sicurezza e altera me ne andai.
Tanto lo sapevo già che sarebbe tornata.
Lui era lì, mi aspettava e mi invitava a giocare. Lasciala stare Mosca, mi diceva, scendi con me, c'è un posto che ti voglio mostrare, vieni a vedere come sono io.
Le (sue) scale in discesa erano ripidissime, dovevo aggrapparmi alle pareti per non cadere rovinosamente a terra. Scendevo piano piano e pensavo che stavolta no, non avrei avuto la forza di rialzarmi ancora, non in quel momento.
Il suo io era scuro più della notte più nera e gli servivo per fare luce, ma una parte di lui era tentata di imprigionarmi lì, spegnermi e rendermi simile. Sembrava che mi conoscesse, che sapesse dei miei maestri mafiosi, feccia della peggior specie, sapeva che mi avevano allevato a bastonate e quanto fossero stupiti ogni volta che mi rialzavo e mi rimettevo nuovamente in posizione di combattimento. Avanti, colpite!
Mi feci aspettare parecchio, lui con la valigia già pronta non ebbe difficoltà a convincermi e partimmo: Mosca.
Non ci volevo credere.
Mi lasciai avviluppare in un abbraccio morbido e tristissimo e in quel momento, forse, lo avrei seguito fino all'inferno.
Ma lui mi accompagnò sulla soglia e mi chiuse piangendo la porta in faccia. Me ne andai sapendo che non aveva avuto il coraggio di dannarmi ad un destino di amore e morte e lasciò una canzone al posto suo.
Lo amai disperatamente per un momento.
Non ti fidare mai di Mosca, è una squillo di lusso che ti invita a godere, gettandoti in un letto sfatto con altri come te, ma lei non partecipa. Mai.
Ero stanca. Dopo quattro anni filati di libera lotta mentale sentivo il bisogno di rifugiarmi in un luogo virtuale defilato e anonimo. Mi soffermai ad osservare per qualche giorno un social di seconda categoria e, quando capii che sembrava fosse fatto apposta per utenti fuggiti dal ghetto, mi aggregai.
Mosca è una città puttana. Troppo diversa da me, si divertiva a spengere i miei focosi entusiasmi con secchi di acqua gelata. Prima mi attirava in rifugi semi luminosi (poiché la troppa luce non fa per me), mi convinceva a restare, mi baciava dolcemente il collo, me lo cingeva. E poi stringeva. Mi osservava soffocare mentre scalciavo e piangevo e solo allora decideva di lasciarmi andare.
Tanto lo sapeva già che sarei tornata.
E il gioco ricominciava.
Attirò ben presto la mia attenzione con i suoi pensieri carichi di pioggia e la sua intimità incomprensibile. Mi sentivo "pedinata" ma davo la colpa al mio passato ed alla paura di essere diventata irrimediabilmente paranoica.
In punta di piedi, con la leggerezza di un acrobata, si insinuò nel mio monolocale virtuale. Mi osservava da una porta socchiusa, dalla finestra di fronte nascosto da una tenda consumata, mentre io facevo finta di non aver capito.
Mosca mi aveva trovato anche lì. Aveva preso altre forme ma io l'avevo riconosciuta e già mi sentivo bagnare tra le gambe. Decisi di attaccare per difendermi, io con la spada sempre pronta, la lucidai e attesi la sua mossa.
Dolcissima e decisa mi porse il fodero ma prima la accarezzò, si tagliò appena e mi offrì una goccia del suo sangue.
La lasciai lì, da sola, ostentando una falsa sicurezza e altera me ne andai.
Tanto lo sapevo già che sarebbe tornata.
Lui era lì, mi aspettava e mi invitava a giocare. Lasciala stare Mosca, mi diceva, scendi con me, c'è un posto che ti voglio mostrare, vieni a vedere come sono io.
Le (sue) scale in discesa erano ripidissime, dovevo aggrapparmi alle pareti per non cadere rovinosamente a terra. Scendevo piano piano e pensavo che stavolta no, non avrei avuto la forza di rialzarmi ancora, non in quel momento.
Il suo io era scuro più della notte più nera e gli servivo per fare luce, ma una parte di lui era tentata di imprigionarmi lì, spegnermi e rendermi simile. Sembrava che mi conoscesse, che sapesse dei miei maestri mafiosi, feccia della peggior specie, sapeva che mi avevano allevato a bastonate e quanto fossero stupiti ogni volta che mi rialzavo e mi rimettevo nuovamente in posizione di combattimento. Avanti, colpite!
Mi feci aspettare parecchio, lui con la valigia già pronta non ebbe difficoltà a convincermi e partimmo: Mosca.
Non ci volevo credere.
Mi lasciai avviluppare in un abbraccio morbido e tristissimo e in quel momento, forse, lo avrei seguito fino all'inferno.
Ma lui mi accompagnò sulla soglia e mi chiuse piangendo la porta in faccia. Me ne andai sapendo che non aveva avuto il coraggio di dannarmi ad un destino di amore e morte e lasciò una canzone al posto suo.
Lo amai disperatamente per un momento.
Non ti fidare mai di Mosca, è una squillo di lusso che ti invita a godere, gettandoti in un letto sfatto con altri come te, ma lei non partecipa. Mai.
20110123
(Ennesima) Resa dei conti
Vorrei scrivere che ti odio ma non è vero.
Anzi io ti odio.
Non ti sopporto più.
Depeche Mode - Never Let Me Down Again (12'' Version)
Caricato da Dmode59. - Guarda altri video musicali in HD!
Anzi io ti odio.
Non ti sopporto più.
Depeche Mode - Never Let Me Down Again (12'' Version)
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20100510
Quegli amori che
Quegli amori fatti di dubbi sofferenze prevaricazioni vissuti giorni per giorno quegli amori che ti amo ma ti odio quegli amori che ti odio ma ti amo acqua sul fuoco quegli amori che mi accontento di poco quegli amori che ma vaffanculo quegli amori che è una ragazzina mi ci diverto un po' quegli amori in cui tutti devono dire la loro nessuno si fa gli affari suoi quegli amori che mi piace solo lei quegli amori che mi piace solo lui quegli amori impossibili trascinati sognati vissuti male ma non se ne può fare a meno quegli amori che non lo sai ancora se è amore quegli amori che ti penso quegli amori che ti penso ma non mi muovo quegli amori che io proprio non lo capisco quegli amori che bastarda quegli amori che cretino quegli amori che tanto le donne sono tutte puttane ma la mia mamma no mica è una donna è una santa quegli amori che lui non ti merita quegli amori che lei ti farà solo soffrire quegli amori che ti vorrei da impazzire qui adesso solo per me quegli amori ma che cazzo dice quegli amori che mi sei mancata ma non te lo dirò mai quegli amori che siamo uguali ma non te lo dirò mai quegli amori che l'uomo sono io e comando io quegli amori che ho una mia dignità quegli amori che è troppo possessivo quegli amori che basta non gli parlo più quegli amori che mi allontano tanto non gliene ne frega niente quegli amori che vorresti sparire quegli amori che cazzo quanto sei bello quando sorridi quegli amori che faccio finta che non ci sei quegli amori che amico hai capito male a me non me frega niente di quella lì quegli amori che avevo un piano ma è andato tuttto storto quegli amori che carattere di merda quegli amori che non è ancora il momento quegli amori che c'ho paura quegli amori che anch'io c'ho paura quegli amori che ti metto alla prova quegli amori che fammi un piacere provaci e vedi se ci stà quegli amori bugiardi quegli amori che ti sento quegli amori che come potrei mai fidarmi di te quegli amori che sembra ma non è quegli amori che è ma non sembra quegli amori che sono esigente quegli amori che ripicche e dispetti quelli amori che non hai capito il perché quegli amori che non lo sai neanche tu cosa vuoi quegli amori che un giorno mi va il giorno dopo non lo so quegli amori che non andiamo d'accordo quegli amori che facciamo scintille quegli amori che tanto l'ho capito che lo fai apposta quegli amori che se fossi qui sapessi che ti farei quegli amori che faresti meglio a dimenticare quegli amori che lo so che alla prima occasione mi tradirai quegli amori che non ce lo diremo mai quegli amori che la invito fuori ma io poi invento una scusa e non ci vado quegli amori che sono ancora in tempo per fare a meno di te però... quegli amori che forse... quegli amori che è meglio così quegli amori che sarei così uomo che ti farei vedere io quegli amori che mi fai stare bene quegli amori che sei un egoista quegli amori che me lo merito quegli amori che ti vorrei dominare ma se lasci che lo faccia non mi piaci più quegli amori che ti ho sognato ma non l'ho detto a nessuno così forse si avvera quegli amori che mi fa diventare pazzo quegli amori che qui lo dico e qui lo nego quegli amori che non ti sopporto più quegli amori che se non ci sei tu non mi diverto mi manca qualcosa quegli amori che ci penserò quegli amori ma che me ne frega io sto bene anche così quegli amori che le fantasie che ho non avrei il coraggio di raccontare quegli amori che tutto è permesso quegli amori che faccio il doppio triplo gioco quegli amori che ti stai sbagliando quegli amori che ancora non hai capito niente quegli amori che ne sai tu di quale sia la verità quegli amori che combatterò quegli amori che chissà come sarebbe quegli amori che sono proprio un'ingenua quegli amori che piedi di piombo quegli amori che prima di darti una soddisfazione quegli amori che ti difendo da chi ti vuole male e neanche immagini quante volte l'ho fatto quegli amori che gli anni passano quegli amori che ho bisogno di tempo quegli amori che non mi faccio domande quegli amori che preferisco non capire se ti voglio bene o no quegli amori che ma certo che ti voglio bene quegli amori che mi sono affezionata quegli amori che non potremmo mai essere amici quegli amori che razionalità quegli amori che non saprei gestire ma vorrei provare quegli amori che tutto quello che scrivo quà dentro può essere usato contro di me quegli amori che me ne vado e ti ritrovo dappertutto quegli amori che secondo me sei malato di mente quegli amori che smettila di seguirmi quegli amori che voglio la mia libertà tu ce l'hai e io no quegli amori che se so che ci sei mi sento al sicuro quegli amori che non posso tornare indietro quegli amori che mavaffanculo per l'ennesima volta quegli amori che non credere che non ti ucciderei se mi pesti i piedi quegli amori che mi piace farti fare bella figura di fronte agli altri quegli amori che non mi piaci quando sei aggressivo quegli amori che ci sono troppo interferenze quegli amori che non si deve mai dire nè far intuire quegli amori che lasciami sola e vattene una buona volta quegli amori che ma che fine hai fatto quegli amori che e se finiamo a letto e faccio cilecca quegli amori che se lo tira troppo quegli amori ma chi si crede di essere quegli amori ecco la perfettina verginella senza macchia qegli amori che guarda la stronza come si diverte quegli amori che mi sento in competizione quegli amori che non vorrei che ti sentissi in competizione quegli amori che alla prima occasione ti cancello dalla mia vita rido di te e torno a fare il grande capo rispettato da tutti come una volta quegli amori sprecati quegli amori che ti meritavi di più ma non riesco a sciogliermi quegli amori che ti sbagli a lui non importa di te ma a me sì quegli amori che leggono tutto quello che scrivo eppure lo scrivo lo stesso e se perderò qualcosa vorrà dire che non ne valeva la pena meglio così quegli amori che ciccio di strada da fare ne hai parecchia quegli amori che davvero sei così immaturo quegli amori che ma allora davvero cerchi di farmi soffrire quegli amori che ti piacciono i preliminari o si passa direttamente al sodo quegli amori che sono pentito quegli amori che potessi tornare indietro quegli amori che ormai...quegli amori che lasciamo tutto come sta quegli amori che è impazzita quegli amori che ti prego non ti arrabbiare quegli amori che perché non provi a metterti nei miei panni quegli amori che non me ne frega un cazzo degli altri io sono io e non patteggio quello che provo perché è MIO.
quegli amori che...
all'infinito.
20100509
L'enigma della scatola di latta (1)
Julie, l’ho trovato. Era nell’ultimo cassetto della scrivania di papà, ripiegato con cura e riposto nella scatola di latta... te la ricordi? Il viaggio è stato interminabile e sono troppo stanca adesso per i particolari. Ci sentiamo domattina.
Un bacio.
Si soffermò qualche secondo a rileggere il testo della mail prima di inviarla, un testo essenziale e sbrigativo com’era il suo carattere. Finì con calma la sua birra guardandosi intorno. Non le importava niente di chi fosse con lei a condividere la solitudine in quel modesto locale di periferia e neanche le passò per la testa che qualcuno avrebbe potuto riconoscerla. Era attratta dai muri. Da bambina passava molto del suo tempo a fantasticare di fronte all’enorme parete bianca della sala da tè, quella che papà chiamava la stanza delle donne. Era per lei un infinito foglio bianco da colorare con le sue fantasie. Alle volte si immaginava un mare in tempesta con onde altissime e ne percepiva così profondamente la forza distruttrice che si spaventava. Eppure, puntualmente, ritornava ad immaginare la stessa potente natura. Altre volte, in giorni di attesa interminabili, vedeva apparire in mezzo a colline verdi e spoglie un solo albero con rami carichi e piegati dal peso di ciliegie sane e dolci: unico e irraggiungibile.
Si alzò dalla sedia lentamente e sentì un lieve battito alla tempia sinistra: c’era da aspettarsi l’ennesima emicrania con il peso di quella giornata così carica di tensioni. Ancora un piccolo sforzo e presto si sarebbe coricata nel suo letto di bambina. Sempre che riuscisse ad addormentarsi… Con grande forza di volontà aveva finalmente deciso di non portare con sé l’amico Johnny Walker. Ce l’avrebbe fatta, stavolta.
Lo squillo del telefono, una rapida occhiata alla sveglia: otto meno un quarto…troppo presto per essere un qualunque sabato mattina. Ma in fondo che importava? Tanto non aveva chiuso occhio tutta la notte. Pensava e ripensava alle parole da usare, a quale sarebbe stato il momento più giusto, a quando sarebbe arrivato quel momento. Non sopportava più quell’assurda situazione e ormai aveva deciso.
Coraggio.
Lo lasciò squillare un altro po’ per dare l’idea che stesse dormendo.
«Buongiorno amore. Scommetto che sei ancora a letto… come fai ad avere sempre così tanto sonno? Sei felice che ti ho svegliato? Ti ricordi che giorno è oggi vero? Sono così eccitata all’idea… pronto?». Una delle cose che proprio la mattina non sopportava era la voce squillante e acuta di Julie, quel suo entusiasmo perenne da eterna ragazzina innamorata. «Ci sono… scusami ma in effetti stavo ancora dormendo… a che ora è l’appuntamento?» «Alle dieci, di fronte al nuovo palazzo di Giustizia… che fai, mi passi a prendere?» E perché mai? Non ce n’era nessun bisogno visto che abitava nei paraggi «ma certo… che razza di domande fai? Ci vediamo da te»; «Ti rendi conto che oggi potrebbe essere il grande giorno? Ok, mi calmo e aspetto… ti amo.»
Si alzò di scatto, si spogliò velocemente di fronte allo specchio per osservare tutti i lati del suo corpo nudo: non male se non fosse stato per quell’accenno di pancia che rovinava l’intero panorama. Provò a trattenerla in dentro: tutta un’altra cosa.
E meno male che le donne trovavano il suo addome sexy… maledetta birra.
Mentre scendeva in garage per raggiungere l’auto, sentì dietro di sé una voce delicata che pronunciava il suo nome. Naturalmente l’aveva riconosciuta quella voce e sarebbe più giusto dire che non l’aveva mai dimenticata, ma il suo istinto avrebbe suggerito una poco onorevole fuga tanta era l’agitazione che provava.
Coraggio.
Si voltò. Marie occhi negli occhi meno di un metro distanti l’uno dall’altro: «Allora è vero che ci sei… com’è andato il viaggio?» chiese «Bè, a parte una temperatura costante di meno 25 gradi al sole, che non spiccicavo una parola della lingua locale e che il cibo era schifoso… direi benissimo.» Marie sorrise e anche se non avrebbe voluto farlo capire era decisamente contenta del suo ritorno. «Partirai ancora, immagino»; «Io? Non credo… devo parlarne in ufficio… cioè non è la vita che fa per me… comunque dovresti andarci anche tu in Cina, anzi se capita l’occasione giusta posso raccontarti la mia esperienza nei dettagli…»; «Ma certo che ci andrò, la prossima estate magari! Ci vediamo allora».
Era quello che voleva sentirsi dire. Lanciare il sasso e nascondere la mano era la sua specialità, ne aveva fatto una specie di tattica artistica del corteggiamento. Aveva sempre funzionato con tutte, perché con lei sarebbe dovuto essere diverso? «Sicuro che ci vediamo… siamo vicini di casa.» disse con tono indifferente mentre si avviava a scendere l’ultima rampa di scale. «Ah… Alex? Giovedì sera tutta la combriccola va al Royal… se non hai altri impegni puoi essere dei nostri».
Sì che ci verrei, anche adesso, soprattutto adesso.
«E chi lo sa? Da qui a giovedì… ciao».
La prima cosa a cui pensò era all’ufficio. Si sentiva insostituibile non per vanità, ma per pura sicurezza e amava troppo tenere la situazione sotto controllo perché non fosse il primo pensiero di quella giornata.
L’ìdea sarebbe stata quella di alzarsi velocemente, vestirsi, prendere quello che doveva e piombarsi in città. Aveva portato a termine quella che considerava a tutti gli effetti una missione e non sentiva alcun affetto per quella casa vuota. I ricordi che conservava erano solo quelli per suo padre e una breve infanzia felice. Julie se n’era andata presto a vivere in città esortandola a seguirla ma come avrebbe potuto abbandonare suo padre dopo quella sera?
Il telefono squillò alle 8 un quarto. Lo lasciò suonare e fece una doccia calda. In auto provò a chiamare Julie per avvertirla che tra meno di due ore sarebbe arrivata a destinazione ma prima voleva passare da Clarissa.
Se n'era andata come al solito senza dirle niente e stranamente cominciava a provare una sorta di rimorso per quell'essere sempre scostante e complicata.
Clarissa la vide parcheggiare la moto Honda nel vialetto e già non sapeva come comportarsi. Un mese senza avere uno straccio di notizia ma quello che più la faceva incazzare erano le prove del loro gruppo saltate per l'ennesima volta. Andò ad aprire la porta e l'aspettò sulla soglia.
Silenzio.
«Entra... ti sei cacciata nuovamente in qualche guaio? Che razza di fine hai fatto?». Si morse il labbro inferiore. Sapeva che con lei era perfettamente inutile fare domande, avrebbe parlato quando e se ne avesse avuto voglia. Odiava quel lato del suo carattere ma la conosceva da troppi anni per potersene lamentare.
Come previsto non ottenne risposta.
Andò in camera da letto, aprì il terzo cassetto dell'armadio e prese uno scialle di seta nero che lasciò cadere sul tappeto.
Preparò il caffé mentre sentiva insistente lo sguardo di Elisabeth che seguiva ogni suo movimento sempre in rigoroso silenzio, lo sguardo stanco.
La fece alzare e l'accompagnò nel soggiorno, le accarezzò il viso e le tolse lentamente la maglietta, la fece stendere sul tappeto e girare bocconi. Prese lo scialle di seta e le legò strettamente i polsi dietro la schiena. Arresa e docile, Elisabeth si lasciò spogliare completamente. Nel momento in cui il fazzoletto le bendò anche gli occhi si rilassò del tutto. Era troppo tempo che non sentiva le mani di Clarissa che la giravano sulla schiena, i suoi baci morbidi sulla pancia, le sue dita che le allargavano le gambe.
20100503
Giocando con il fuoco
Il sesso può essere mezzo di conoscenza, trasmissione di fiducia e tranquillità.
Nessuna fatica, nessuna minaccia, nessuna complicazione.
Amori erotici.
Amori sbagliati.
Amori?
Nessuna fatica, nessuna minaccia, nessuna complicazione.
Amori erotici.
Amori sbagliati.
Amori?
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20100222
20100208
Carnevale a Vaiano
Ringrazio calorosamente tutti i gentilissimi protagonisti di una giornata molto divertente.
Stefano
Il Tenente Sauro
Maurizio
Le majorettes Carolina, Teissa e Giada
Arianna
Sauro, Davide, Annarosa
Erika
20100122
Il gatto e il gomitolo
Favola di Nicola Lisi (1933)
Un gatto trovò un gomitolo di spago e presone con la bocca il capo si divertiva, correndo in qua e là, a veder rotolare la palla mentre si sdipanava.
Quando l'ebbe completamente disfatta si propose di rifare il gomitolo. Radunò tutto il filo ingarbugliato e poi vi saltò sopra ad annaspare ma, invece di riuscire nello scopo che s'era proposto, vi rimase impigliato con le zampe e non gli fu possibile di sortir da quella trappola...
Si dimostra la gran differenza tra il distruggere e il costruire, e com'è assai difficile il conseguire un tale doppio intento.
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