è il titolo di un saggio del Professor Renato Lucatti, amico della famiglia di mamma, che con l'aiuto del Vangelo ci insegna, tra le tante cose, che siamo sempre in tempo a fare la scelta giusta.
Personalmente trovo sempre di grande conforto la lettura del Vangelo nei miei momenti oscuri, molto di più che della Bibbia, perché essa è più difficile e a volte anche inquietante se non abbiamo nessuno a guidarci nella lettura e nella sua comprensione.
L'essere cattolici o meno non credo abbia molta importanza in quanto gli insegnamenti di Gesù sono validi non solo per i cattolici ma per tutta l'umanità.
Sempre che si abbia la capacità di riuscire a distinguere il bene dal male.
Credo quindi che queste parole faranno piacere anche a persone di altre religioni che stimo e che sono lieti ospiti del blog.
Ho approfittato di questo fine settimana per tornare nei luoghi in cui ho passato la maggior parte della mia infanzia e ho sentito un forte bisogno di "ritorno alle origini".
Sono in generale un'entusiasta e amo tantissimo condividere.
Spero possano servire a chi ha perso la strada e, come me, sente il bisogno spirituale e materiale di tornare ad una vita semplice, a cominciare dai valori morali.
Il Valore delle parole
Dal Vangelo secondo Matteo:
«Un uomo aveva due figli: rivoltosi al primo, disse: Figlio va’ oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non vi andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? Dicono: L’ultimo.
E Gesù disse loro: In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.»
Chi erano i pubblicani? Avevano fama d’esser gente di malaffare, avari e rapaci, infedeli e indegni. Gente dalla quale si soleva stare alla larga. Gente detestabile alla pari delle prostitute.
Uomini desiderosi d’illeciti guadagni, da che mondo è mondo sono sempre esistiti. E similmente si dica delle femmine di facili costumi, cortigiane e meretrici.
L’abbinamento dei pubblicani con le prostitute è, se non altro cronologicamente, appropriatissimo. Merce d’antichissimo scambio.
Il primo figlio, ossequioso all’ordine del padre, rispose: «Sissignore» in modo untuoso e falso, ma non vi andò. L’altro invece, seppur controvoglia, ma ossequente al padre, andò a lavorare nella vigna.
«Pentitosi» eccellente risoluzione.
Anche il pubblicano sarà in grado di pentirsi:
«Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, l’altro pubblicano… Il pubblicano se ne stava distante e non ardiva neppure d’alzare gli occhi al cielo, ma si percuoteva il petto dicendo «O Dio sii propizio verso di me che sono un peccatore».
La conversione non ammette contestazione, ma umiltà.
Il pentimento reclama contrizione e obbedienza.
La correzione detesta parole inutili: esige le buone opere.
Azione costante e concreta, non una «festa».
Un vecchio detto proverbiale recita che per i poltroni ogni giorno è festa.
E il Vangelo: «Il servo fannullone gettatelo fuori, nelle tenebre.»
L’ipocrisia
Questa nostra società è stanca. Di disporsi non ha voglia, di obbedire è stufa; è sazia altresì di avere fiducia. Aspira al vigore, alla coerenza, alla sicurezza. Non è convinta dalla menzogna, nauseata dall’inganno, avversa alla falsità. Vuole assenza di contraddizioni, avvedutezza e maggior sincerità.
L’ipocrisia, che è la maschera d’ogni virtù non tarderà venire al pettine, cioè al vaglio delle cernita.
Sì ma quando sarà tardi, quando difficile sarà sbrogliare la matassa.
“Ammiro quel che fai” dicono. Invidia.
“Ti voglio bene come a un fratello” Spesso i fratelli si odiano.
“Amico mio caro!” esclamano. Finché conviene.
Guardati intorno: se fai finta di non vedere, anche tu sei un ipocrita, subdolo come tanti altri.
L’esperienza mi suggerisce di tenermi lontano dagli arroganti, dai presuntuosi, dagli avventurieri: siccome l’arrogante non ascolta, il presuntuoso ardisce, l’avventuriero cerca ma non trova.
La maggioranza indulge all’andazzo degli usi e costumi in voga:
«Voi, Farisei ipocriti, purificate l’esterno della coppa e del piatto ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità.»
È noto che l’ipocrisia è la più grande nemica della verità.
Veracità
Il Vangelo sfida il mondo che cambia.
Farisei ipocriti e scribi infidi popolano la società d’oggi. Le loro parole sono improntate a vanagloria e alterigia.
Il loro fallo peggiore è promettere allora che, potendo o non potendo, non manterranno. Sofisti dalla lingua e dalla penna facile.
«Sia il vostro parlare: Sì, sì; no, no». Schiettezza e veracità. Unità di misura in tutte le occasioni, misura in tutti i giudizi. Giudizi imparziali. Imparzialità seguendo un criterio di giustizia.
Non temere la gente, insegna un vecchio proverbio, se vuoi vivere lietamente.
Quante falsità vengono diffuse per nascondere la verità!
Capovolgimento
Il mondo che cambia presenta situazioni imbarazzanti.
Si prostituisce una donna che, non contenta del marito, si fa concubina di quattro o cinque amanti. Un uomo che ha tresca con più donne, dimostra sia la propria insoddisfazione coniugale sia l’insofferenza dei propri atti. Piaceri che, se non fossero almeno piaceri sessuali (il lato effimero) sarebbero e sono amarezze scontate (il lato conclusivo).
Un mondo che cambia non può ammettere, ma a forza permette queste stravaganze.
Il rovesciamento dei valori ha maggior impeto d’una rivoluzione politica o, della “rivoluzione industriale“. Stravolge.
Nessuno è autorizzato, pur constatando questo stato di cose, a farsi beffe della condotta altrui. Tollera e se ne vergogna lui o lei per un altro o per un’altra; sopporta e non osa né rimproverare né correggere un modo di vita.
Nessuno ascolta la coscienza, tanto labile è per lui la sua voce.
Nessuno crede se non al proprio “credo”.
Una fede che non ha profeta. Una fede di cui l’unico profeta è l’io.
La corsa del vivere non lascia tempo al servizio verso gli altri. Il prossimo è lontano e siccome l’amore del prossimo deriva dall’amore divino, Dio mi sta lontano quanto l’io mi è vicinissimo.
Capovolgimento dei “massimi sistemi".
Però l’io è univoco, equivoco, iniquo.
«Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.» (San Paolo).
La bugia
Si dice che le bugie hanno le gambe corte, perché presto risulteranno scoperte.
Il termine “bugia” attenua il significato di menzogna ma non ne altera la sostanza.
Prima di tutto la bugia è inganno contro la propria credibilità, poi è insidia contro il prossimo.
Saggio è il consiglio: Meglio donare poco che promettere molto.
Passi falsi
Può capitare a tutti di compiere un passo falso. Anche più d’uno nell’arco della vita, o per sbadataggine o per negligenza. E sia pure!
A volte intenzionalmente e in questo senso il “passo” diventa una colpa morale, un errore voluto a danno di altre persone.
Passi falsi sono quelli che si fanno per eccesso di ardimento, per raggiungere fini che sono superiori alle proprie forze sia spirituali sia materiali: imprese pazze spiritualmente non immuni da superbia. Voli d’Icaro orgogliosi e vani.
Passi falsi sono quelli che si commettono per sovrabbondanza d’amore: perché anche l’amore ha una misura, oltre la quale diviene servilismo, fanatismo, faziosità.
La misura sta nell’equilibrio “stabile”, prudente e duraturo.
Sobrietà
«Siate sobri e vigilate perché il vostro avversario, come leone ruggente, si aggira in cerca di chi divorare.»
La moderazione rifugge dai lauti banchetti.
La temperanza consiste nel regolare i bisogni naturali.
L’indulgenza ha cura di ciò che è permesso.
La limitazione è la misura della rettitudine.
Al contrario l’abuso è cupidigia, consumismo, crapula, droga… e morte.
Molti popoli, per bocca dei loro profeti, hanno proibito l’uso di particolari tipi di carne, nonché l’ingordigia.
Sono norme d’igiene che, al di là di un effetto terapeutico, hanno un valore altresì morale (o spirituale come il digiuno).
Abusare è andare oltre la natura e contro la volontà di Dio. La natura non è “muta”.
“Egli (Dio) dona il cibo a ogni vivente; perché perenne è la sua pietà”.
Amore e perdono
“Dal frutto si conosce l’albero”
Il fariseo, che invitò Gesù a mangiare alla sua tavola, aveva un nome: Simone. La peccatrice, una qualunque pubblica peccatrice non ha nome. Appartengono a due classi sociali di gran lunga differenti; esaltato l’uno, annientata l’altra.
Ma “gli ultimi saranno i primi”.
Simone pensava, e tal pensiero si conformava alla sua mentalità: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è questa donna che lo tocca.» E Gesù rivoltosi verso la donna così parlò a Simone: «Vedi tu questa donna? Io sono entrato nella tua casa, e tu non mi hai dato acqua per i piedi; questa invece ha bagnato i miei piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato il bacio, e lei, da quando sono entrato, non ha cessato di baciare i miei piedi. Con l’olio tu non mi hai unto il capo, lei ha unto i miei piedi di profumo. Perciò, ti dico: le sono rimessi i suoi molti peccati.»
Lui molto tiepido, lei molto affettuosa. La prostituta contrita non ha bisogno d’altro.
Chiedere perdono è immensamente difficile. Il perdono è maggiore quanto più è intenso l’amore.
Perdonare sì, e poi dimenticare.
Quando scenderemo nella tomba, ci avrà preceduti la peccatrice pentita cantando “Gloria”.
Sincerità
Chi è sincero non nega l’autenticità del proprio operato. Schiettamente non sostituisce il vocabolo “favorita” con “amante”, né “amica” con “concubina”. Il traslato inganna. Come la guerra è guerra così una meretrice è una meretrice.
Lei non finge, anzi si offre tale: oggetto del piacere-sesso. Fa onore alla sincerità senza finzione. Fingono invece i soggetti “datori di lavoro” che pagano le prestazioni di piacere.
Essere sinceri, in ogni caso, è quanto dire guardare in faccia alla verità nascosta e, spesso, ingrata.
Poiché il bugiardo non riesce a sorridere, prima o poi sarà deriso.
Peggio che mai se il bugiardo alza la voce per sostenere la sua tesi menzognera, siccome è vero che l’asino che raglia forte dà segno di mangiare pessimo fieno.
Quante bocche sfacciate ha chiuso il silenzio!
Hanno detto che il silenzio, spesso, è il grido più potente.
Amicizia
La sincerità è il fondamento dell’amicizia. È fonte di acqua viva, sorgente purissima.
«Vi ho chiamato amici -afferma Gesù- perché vi ho fatto conoscere tutto quello che ho udito dal Padre mio.»
In questo rapporto si riassume il comandamento della carità, principio della fraternità.
L’amicizia inoltre è la strada che conduce alla fedeltà. Reciprocamente la fedeltà rinsalda il vincolo dell’amicizia. Militano tutte e due sotto la medesima insegna: l’amore vicendevole.
L’amicizia apre le porte alla sincerità. Non simula, non invidia, non tradisce.
In tutta amicizia significa “sinceramente”. “Sincero” indica ciò che proviene da una sola origine. E l’unica origine è incontestabilmente l’amore.
Simbolico è dire che i veri amici hanno la “borsa” legata a un filo di ragno.
Si dichiarano disposti a dare senza aspettarsi il ricambio.
Curiosità e testimonianza
La curiosità è una favola a senso recondito. Quale sarà il significato allegorico della favola? La sua morale? Ogni favola racchiude un insegnamento. Nella favola si cela un pizzico di sapienza.
Contrariamente origliare è spiare per curiosità, sapere per spettegolare, il contra “in terminis”: conoscere e non riconoscere. Insensibilità morale, e fors’anche immoralità.
Difendere la privacy, l’intimità propria e altrui è un diritto-dovere della persona. Non è soltanto la tutela dei dati personali. Il “guardone” è affetto da curiosità morbosa: correggerla è tanto difficile quanto deviare il corso di un fiume.
Quando un’attenta osservazione è constatazione di un fatto reale non conveniente, allora si dà il caso che intervenga una fraterna correzione. Altrimenti ti faresti peccatore del medesimo peccato.
«Se tuo fratello ha mancato verso di te, va’ e correggilo fra te e lui solo. Se t’ascolta, tu hai guadagnato il tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te una persona o due, affinché sulla parola di due o tre testimoni sia decisa ogni questione e, se ricusa ancora d’ascoltarti, dillo all’assemblea.» Così ordina Gesù.
Il curioso o rende testimonianza o diventa pietra dello scandalo.
Anche perché se uno sa e non parla, non gioverà a niente.
Inutile e stupida la sua curiosità.
E quando vuol sapere “troppo” nuoce a chi gli sta di fianco.
Non giudicare
«Non giudicate per non essere giudicati. Perché, secondo il giudizio col quale giudicate, sarete giudicati.»
Se donne o uomini siano gente di malaffare non sta a voi condannare. "A chi consente non si fa ingiuria" è una massima di giurisprudenza.
La loro volontà approva le loro stesse azioni: essi ne sono direttamente responsabili. Hanno preso le loro decisioni.
Un ammonimento può valere ma oltraggiare non è concesso. Perché “la verità partorisce l’odio” e l’odio non ha occhi per vedere né per giudicare.
Mai giudicare l’interno da ciò che si vede all’esterno.
Forse che siete a conoscenza delle motivazioni antecedenti e presenti del loro comportamento? No, sicuramente.
Tutti i viventi hanno da raccontare le loro proprie storie vere in mezzo alla storia del mondo.
Se non sapete, tacete.
Perché volete confondere la trave del vostro occhio con la pagliuzza dell’occhio altrui?
Siate accorti.
Come vendere merce ignobile è prostituirsi così sprecare è disperdere ciò che è prezioso.
“Non date le cose sante ai cani, e non gettate le vostre perle ai porci.”
UOMINI, NON DIMENTICATE LA VOSTRA DIGNITÀ D’ESSERE UMANI!
1 commento:
@Alì: alla buon'ora! Aspettavo con ansia!
Non raccontare fandonie sulle mail perché la scusa del "non ti è arrivata" è vecchia come il cucco e non ci crede più nessuno.
Non mi puoi mentire anche tu!
Piuttosto offesa.
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