20091024

Il coro "alla Teresina"...




Teresa
Racconto di Italo Calvino tratto da "Prima che tu dica pronto"

Scesi dal marciapiede, feci qualche passo a ritroso guardando in su, e, giunto in mezzo alla via, portai le mani alla bocca, a megafono e gridai verso gli ultimi piani del palazzo: - Teresa!

La mia ombra si spaventò della luna e mi si rannicchiò tra i piedi.

Passò uno. Io chiamai ancora: - Teresa! - Quello s'avvicinò, disse: - Se non chiamate più forte non vi sente. Proviamo in due. Allora: conto fino a tre, al tre attacchiamo insieme -. E disse: - Uno, due, tre -. E insieme gridammo: - Tereeesaaa!

Passò un gruppetto d'amici che tornavano dal teatro o dal caffè e videro noi due che chiamavano. Dissero: - Su, che vi diamo una voce anche noi -. E anche loro vennero in mezzo alla strada e quello di prima diceva uno due e tre e allora tutti in coro si gridava: - Te-reee-saaa!

Passò ancora qualcuno e si unì a noi: dopo un quarto d'ora eravamo radunati in parecchi, una ventina quasi. E ogni tanto arrivava qualcuno nuovo.

Metterci d'accordo per gridare bene, tutti insieme non fu facile. C'era sempre qualcuno che cominciava prima del tre o che tirava troppo in lungo, ma alla fine si riusciva a fare già qualcosa di ben fatto.

Si convenne che - Te - andava detto basso e lungo, - re - acuto e lungo, - sa - basso e breve. Veniva molto bene. Poi ogni tanto qualche litigio per qualcuno che stonava.

Già si cominciava ad essere affiatati, quando uno, che, a giudicare dalla voce, doveva avere la faccia piena di lentiggini, chiese: - Ma siete proprio sicuro che sia in casa?
- Io no - Risposi.
- Brutt'affare - disse un altro. - Dimenticato la chiave, vero?
- Per quello - dissi - io la chiave ce l'ho.
- Allora - mi si chiese - perché non salite?
- Ma io non sto mica qui - risposi - Sto dall'altra parte della città.
- Ma, allora, scusate la curiosità - chiese circospetto quello con la voce piena di lentiggini - qui chi ci sta?
- Non saprei davvero - dissi.

Ci fu un po' di malcontento intorno.

- Ma si può sapere allora - chiese uno con la voce piena di denti - perché chiamate Teresa qua sotto?
- Per me - risposi - possiamo chiamare un altro nome, o in un altro posto. Per quel che costa.

Gli altri ci rimasero un po' male.

- Non avete voluto mica farci uno scherzo? - chiese quello delle lentiggini, sospettoso.
- E che? - dissi, risentito e mi voltai verso gli altri a chieder garanzia delle mie intenzioni.

Gli altri restarono in silenzio, mostrando di non aver raccolto l'insinuazione.
Ci fu un momento di disagio.

- Vediamo - disse uno, bonario. - Possiamo chiamare Teresa ancora una volta, poi ce ne andiamo a casa.

E si fece ancora una volta - uno due tre Teresa! - ma non riuscì tanto bene. Poi, scantonammo, chi da una parte, chi dall'altra.
Ero già svoltato in piazza, quando mi parve di sentire ancora una voce che gridava: Tee-reee-sa!

Qualcuno doveva esser rimasto a chiamare, ostinato.

20091019

Quando si dice "saper fare i Conti"


Pennarello lavabile Carioca su carta Fabriano, cm 14x20

Il bicchiere infrangibile di Achille Campanile

Io e Teresa, voi lo sapete, siamo due tipi economi. Non avari, no, questo no. Ma ci piace non sperperare. Invece Marcello, è tutt'altro tipo e non si direbbe mai nostro figlio, per quel che riguarda i bicchieri. È capace di prendere un bicchiere e lasciarlo cadere tranquillamente a terra. Proprio non fa nessun conto del denaro che costano.  Forse col tempo si correggerà. Ma per ora - ha tre anni - i bicchieri immagina che servano unicamente per essere rotti. Abbiamo provato a dargli un bicchiere d'argento, ma non ha voluto saperne. Non beve se non ha un bicchiere come i nostri. E noi non possiamo bere tutti in bicchieri d'argento. Allora, dopo che egli ebbe rotto un intero servizio e che mia moglie ne ebbe comperato un altro per dodici, io ho avuto un'idea geniale: prendere per Marcello un bicchiere infrangibile. La cosa non è stata facile, perché occorreva un bicchiere come i nostri, altrimenti Marcello non beve. Ma dopo molte ricerche ho potuto trovarlo. L'ho portato a casa e ho fatto riusciti esperimenti davanti a familiari, prima di dir loro che era un bicchiere infrangibile.

Osservo di passaggio che il primo esperimento mi ha valso un litigio con mia moglie, che credeva mi fossi messo a giocare a palla con un comune bicchiere del servizio buono. Invece Marcello s'era divertito un mondo all'esperimento e in giornata, prima che qualcuno potesse impedirglielo, capitatogli a tiro un bicchiere del servizio buono, egli, che ignorava che io avevo operato con un bicchiere speciale, l'ha scaraventato a terra. Ma questo non c'entra sebbene abbia ridotto il numero dei bicchieri da dodici a undici.

Insomma tutto è andato liscio, fino al giorno dopo.
Fino a quando, cioè, la donna di servizio non è venuta a chiamarmi dicendo:

"Debbo apparecchiare la tavola. Per favore, qual è il bicchiere infrangibile?".

Quell'imbecille l'aveva messo nella credenza, assieme con gli altri. E poiché erano tutti uguali, lascio a voi immaginare il suo ed il mio imbarazzo quando s'è trattato di scegliere il bicchiere da mettere davanti a Marcello.

"Razza di cretina", ho gridato "prima lo confondete con gli altri e poi volete sapere da me qual è".

È accorsa mia moglie, che per fortuna non è un tipo nervoso. L'ho scelta apposta così, dopo anni di ricerche.

"Via", ha detto "ora lo troveremo".

Ci siamo messi a esaminare con la più grande attenzione tutti i bicchieri. Ma non c'era nessuna differenza. Ripeto: avevo cercato apposta un bicchiere infrangibile identico ai nostri del servizio. Alla fine mia moglie ha detto:

"Mi pare questo".
"Uhm", ho detto "a me pare piuttosto quest'altro".

È questo è quest'altro, è questo, è quest'altro, è andato a finire che mia moglie, convinta che il suo fosse quello infrangibile, l'ha lasciato cadere per dimostrarmelo. Ed è stata una vera soddisfazione, per me, vedere il bicchiere rompersi e trionfare la mia tesi.

"Ma non è nemmeno il tuo", ha gridato mia moglie, che cominciava a irritarsi.

"Eh, non è questo?" ho gridato.

E giù, il bicchiere per terra. È seguito un grido di trionfo; non mio, ma di mia moglie, raggiante di vedere che il bicchiere era andato in mille pezzi, appena toccato il suolo.

"Oh, questa è bella", ho detto. "Allora non era nessuno dei due".

"Pare di no" ha esclamato mia moglie perplessa.

La presenza d'un misterioso bicchiere infrangibile fra quelli frangibili del nostro servizio ci rendeva inquieti e nervosi. Quale dare a Marcello? Con lo scegliere a caso, c'era probabilità di indovinare quanto di sbagliare. E un errore significava un bicchiere rotto.

Stavamo appunto discutendo sul da farsi, quando un grido ci ha raggiunti dalla vicina stanza: la donna di servizio, provando per conto proprio, aveva rotto un bicchiere. Era il quarto del servizio buono. Benché la cosa fosse tutt'altro che piacevole, pure presentava il vantaggio di restringere notevolmente il campo delle ricerche; ormai il bicchiere infrangibile era uno degli otto rimasti; vale a dire che avevamo soltanto sette probabilità su otto di rompere un bicchiere. Probabilità che scesero a sei tosto che io, incoraggiato da questo calcolo, feci un nuovo esperimento, conclusosi con la quinta rottura. Al quale seguirono un esperimento di mia moglie e uno della domestica, altrettanto disgraziati.

Ormai ci eravamo accaniti nella ricerca. Andavamo afferrando bicchieri a caso e, al grido di: "è questo!", li scaraventavamo con rabbia per terra.

Rimasti due soli bicchieri, m'imposi.

"Ormai", dissi "è inutile continuare stupidamente a provare con tutti. È chiaro che il bicchiere infrangibile è uno di questi due. Proviamo a scaraventarne per terra uno solo: se non si rompe, vuol dire che è quello infrangibile; se si rompe, vuol dire che quello infrangibile è l'altro".

Provammo.

Quello infrangibile era l'altro. Finalmente si sapeva. Proprio l'ultimo, purtroppo, ma ormai s'era assodato.

"Io" dissi, asciugandomi il freddo sudore che m'imperlava la fronte, "non ci credo ancora, che sia questo".

"Proviamo", disse mia moglie.

Alzai il bicchiere per lanciarlo a terra. Ma un presentimento mi trattenne.

"Non si sa mai", dissi se per caso non è nemmeno questo, si rompe".

Con mille precauzioni andammo a mettere il bicchiere infrangibile al sicuro.