20080629

Sacrifici "disumani"

Stupenda Bjork, la canzone si chiama All is full of love ed ha un video originale di "amore saffico" bellissimo.

TRASFORMAZIONE

MORTE

RINASCITA

Così sarà perché non esiste altra via.

20080626

20080624

Sole olandese

Pensare che quest'uomo, negli anni 50, era il chitarrista del complesso di un mito incomparabile come Renato Carosone.

Chitarrista come:

George Harrison
Keith Richards
Mark Knoplef
Andy Summers

tanto per citarne alcuni e il fatto che siano stranieri ha un suo perché.


Riprovo.

Ho elencato dei chitarristi: musicisti che suonano o suonavano il medesimo strumento che Peter Van Wood suona e suonava ai tempi di Carosone.

Sarebbe stato possibile che un genio come Carosone avesse potuto lanciare il suo complesso con un chitarrista incapace?

Cavoli.

Questa è storia della musica.

Storia della musica italiana.

Vogliamo credere veramente che noi italiani non abbiamo insegnato a nessuno?

Un po' di rispetto per la musica.

Un po' di rispetto per la storia.

Un po' di rispetto per la storia della musica italiana.

Semplicemente, un po' di rispetto.

20080620

Fanciulli per sempre

Dite:

è faticoso frequentare i bambini.

Avete ragione.

Poi aggiungete:

bisogna mettersi al loro livello,

abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.

Ora avete torto.

Non è questo che più stanca.

È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi

fino all'altezza dei loro sentimenti.

Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.

Per non ferirli.


J. Korczak


:)

20080617

Coraggio, Charlie Brown!


Dedicato a tutti quelli che ne hanno bisogno...

:)

20080616

Miracoli del Creatore

Tratto da:

Tropico del Cancro - Henry Miller

Verso l'alba siamo seduti sulla terrasse del Dome. Da un pezzo ci siamo scordati di Peckover. Ci siamo divertiti un po' al Bar Nègre e il cervello di Joe è tornato sulla preoccupazione eterna: la fica. Proprio a quest'ora quando la giornata di libertà sta per scadere, la sua irrequietezza sale fino a farsi febbre. Ripensa alle donne che si è perso durante la sera, e a quelle stabili, che avrebbe potuto avere, soltanto a chiederle, ma purtroppo di loro era stufo. Inevitabilmente gli risovviene della fica della Georgia - gli ha dato la caccia, ultimamente, lo ha supplicato di prenderla con se, fino a che non si sia trovata un lavoro. «Pazienza darle da mangiare una volta ogni tanto» dice, «ma non posso prendermela come una cosa fissa... mi guasterebbe, per le altre fiche.» Di lei gli da noia soprattutto il fatto che non riesca a ingrassare. «è come portarsi a letto uno scheletro. L'altra notte l'ho portata su, per compassione, e indovina un po' cosa aveva combinato quella troia svitata? Se l'era rasata... nemmeno più un pelo sopra! Hai mai avuto una donna che si è rasata la fregna? Repellente no? E anche buffo. Come dire? pazzesco. Non sembra nemmeno più fregna: pare un'ostrica morta, o roba del genere.» E mi racconta come fu che, incuriosito, scese dal letto, e andò a cercare la lampadina a pila. «Gliela facevo tenere aperta, e ci mandavo sopra la luce. Avresti dovuto vedermi... era comico. Mi ci misi con tanto impegno che m'ero completamente scordato di lei. In vita mia non ho guardato una fica con tanta serietà. Quasi che non ne avessi vista un'altra prima. E tanto più la guardavo tanto meno mi diventava interessante. Basti questo a dimostrarti che non c'è proprio dentro nulla, specialmente quando l'hai rasata, è il pelo che te la rende misteriosa. Ecco perché una statua ti lascia freddo. Solo una volta ho visto una fica vera in una statua -era di Rodin. Vai a vederla una volta o l'altra... tiene le gambe spalancate... non credo che avesse la testa. Fica e basta, come si suol dire. Gesù, era orrenda. Il fatto è che sembrano tutte eguali. Quando le vedi coi vestiti addosso ti immagini chissà che cosa; gli dai, come dire? Una personalità che naturalmente non hanno. Hanno un cretto fra le gambe, e basta, e tu ti monti per quel cretto e poi invece non lo guardi. Sai che c'è e pensi solo a metterci dentro il piolo; par quasi che sia il pene a pensare in vece tua: è un illusione! T'infiammi tutto per niente... per un cretto col pelo sopra o magari senza pelo. E così completamente privo di senso che provavo una specie di fascino a guardarlo. Credo di averlo studiato per dieci minuti, anche di più. Tutto questo mistero del sesso e poi ti accorgi che è nulla, un vuoto e basta. Non sarebbe divertente trovarci dentro un'armonica... oppure un calendario? Invece non c'è nulla... nulla di nulla. è schifoso. Io quasi ci diventavo matto... Senti sai cosa ho fatto dopo? L'ho scopata alla svelta e poi le ho voltato la schiena. Sì, ho preso un libro e mi son messo a leggere. Da un libro si ricava qualcosa, anche da un brutto libro... ma da una fica, è proprio tempo perso...»


Un capolavoro della letteratura moderna, celeberrimo.

Questo è un passo a dir poco agghiacciante, ma credo sia giusto considerare anche l'ambientazione e le varie circostanze descritte nel libro.

Mi sono stupita di quanto mi abbia lasciato insensibile e fredda questa riflessione terrificante di tutto il genere femminile che viene annientato e ridotto al solo organo sessuale.

Mi sono anche chiesta quanti uomini la pensassero nella medesima maniera e ancora mi sono detta che molti di quelli che si scandalizzeranno sono esattamente come il protagonista del racconto.

Forse non lo dicono.

Credo che leggere la "loro verità" con parole così crude li possa far riflettere.

Ingenua utopia.

La fica non è un cretto e non è vuota.

Questo strumento perfetto e completo serve a procreare, a riprodursi.

A dare vita.

E scusate se è poco...

Italiani, brava gente

Lo conosco a memoria.

Eccezionale veramente.

:)







20080609

L' "energia nucleare" di Apollinaire

Tratto da:

La lentezza - Milan Kundera

L'immagine del tizio col panciotto gli è rimasta conficcata nell'anima come una scheggia e non riesce a liberarsene; il che è tanto più fastidioso in quanto sta cercando di sedurre una donna: come sedurla, infatti, se tutti i suoi pensieri sono concentrati su quella scheggia che gli fa male?

Lei si accorge del suo cattivo umore:

«Dove sei stato tutto questo tempo? Pensavo che non saresti più tornato. Che avessi deciso di mollarmi.»

Vincent capisce di non esserle indifferente e questo attenua un poco il dolore che gli provoca la scheggia. Ricomincia a fare il seduttore ma lei rimane sulle sue:

«Non raccontarmi storie. Improvvisamente sei cambiato. Hai incontrato qualcuno che conosci?»

«Ma no, ma no» dice Vincent

«Ma sì, ma sì. Hai incontrato una donna. E ti prego, se vuoi andare con lei, va pure. Mezz'ora fa non ti conoscevo nemmeno e posso benissimo continuare a non conoscerti.»

Julie è sempre più triste, e per un uomo non vi è balsamo più efficace della tristezza da lui stesso causata a una donna.

«Ma no credimi, non c'è nessuna donna. C'era un rompicoglioni, un emerito cretino con il quale ho avuto una discussione. Tutto qui, ti assicuro.»
E le accarezza la guancia con tanta sincerità, con tanta tenerezza che i sospetti di lei svaniscono.

«Fatto sta che sei completamente diverso Vincent»

«Vieni» fa lui e la invita ad accompagnarlo al bar. Vuole strapparsi la scheggia dall'anima con un torrente di whisky. L'elegantone col panciotto è ancora lì, insieme ad altre persone. Non ci sono donne con lui e questo riconforta Vincent: perché con lui c'è Julie che gli sembra ogni momento più carina. Ordina ancora due whisky, gliene porge uno, beve rapidamente il suo, poi si china verso di lei:

«Guarda è quello là, quel cretino col panciotto e gli occhiali.»

«Quello? Ma Vincent è una nullità, una nullità assoluta! Come puoi preoccuparti di lui?»

«Hai ragione, è un malchiavato, è un anticazzo, è un senzapalle.» dice Vincent e gli sembra che la presenza di Julie lo allontani dalla sua sconfitta, perché la vera vittoria, la sola che abbia un valore, è la conquista di una donna rimorchiata a tempo di record nell'ambiente lugubremente anerotico degli entomologi.

«Una nullità, una nullità, te lo assicuro» ripete Julie.

«Hai ragione, se continuo ad occuparmi di lui divento cretino come lui» e lì, accanto al bar, davanti a tutti, la bacia sulla bocca.

Fu il loro primo bacio.
Poi escono nel parco, passeggiano, si fermano e si baciano di nuovo. Trovano una panchina in mezzo al prato e si siedono.

Si ode in lontananza il mormorio del fiume. Sono turbati e non sanno il perché.

«Un tempo nei castelli come questi si facevano delle orge. Nel Settecento sai. Sade, Il Marchese de Sade. La filosofia del Boudoir. Lo hai letto?»

«No»

«Devi leggerlo assolutamente. Te lo presterò, è una conversazione fra due uomini e due donne nel bel mezzo di un orgia»

«Sì» dice lei.

«Sono tutti e quattro nudi e fanno all'amore tutti insieme.»

«Sì»

«Ti piacerebbe vero?»

«Non so» dice lei, ma più che un rifiuto, c'è in quel "non so" la commovente sincerità di una modestia esemplare.

Non è così facile strappar via una scheggia, Si può dominare il dolore, rimuoverlo,fingere di non pensarci più, ma simulare è faticoso. Se Vincent si accalora tanto parlando di Sade e delle sue orge, più che per corrompere Julie lo fa per cercare di dimenticare l'affronto che ha dovuto subire dall'elegantone col panciotto.

«Ma sì che lo sai» dice, e di nuovo la stringe a se e la bacia. «Lo sai benissimo che ti piacerebbe» e vorrebbe citarle frasi, descriverle situazioni di quel fantastico libro intitolato La filosofia del Boudoir.

Poi si alzano e continuano la passeggiata. Appare la grande luna uscendo dall'intrico del fogliame, Vincent guarda Julie e, tutt'a un tratto, si sente stregato: quella luce bianca conferisce alla giovane donna la bellezza di una fata, una bellezza che lo sorprende, una bellezza nuova di cui finora non si era accorto, bellezza fine, fragile, casta, inaccessibile.

E di colpo, senza neppure rendersi conto di come sia accaduto, si immagina il suo buco del culo. Improvvisamente, inopinatamente, ha questa immagine davanti agli occhi e non può sbarazzarsene.

Ah, quel liberatorio buco del culo! Grazie ad esso l'elegantone col panciotto (finalmente, finalmente!) si è dileguato una volta per tutte. Quel che non sono riusciti a fare tre whisky, l'ha saputo fare in solo secondo un buco del culo!

Vincent abbraccia Julie, la bacia, le palpa il seno, contempla la sua delicata bellezza di fata e contemporaneamente non smette un attimo di immaginare il suo buco del culo. Ha una voglia tremenda di dirle: «Ti tocco il seno ma penso continuamente al tuo buco del culo» Ma non può, la parola non esce dalla bocca. Più pensa al buco del culo di Julie e più lei è bianca, trasparente, angelica, di modo che gli risulta impossibile pronunciare quella frase ad alta voce.

...

Il buco del culo. Si può chiamarlo, in un altro modo per esempio come Guillaume Apollinaire: la nona porta del corpo.

Della sua poesia sulle nove porte del corpo della donna esistono due versioni: la prima, Apollinaire la inviò alla sua amante Lou in una lettera scritta in trincea l'11 maggio 1915; la seconda la inviò dallo stesso luogo a un'altra amante, Madeleine, il 21 settembre dello stesso anno.

Le due poesie, belle entrambe, sono diverse per ideazione ma hanno identica struttura: ogni strofa è dedicata ad una delle porte del corpo dell'amata: un occhio, l'altro occhio, un orecchio, l'altro orecchio, la narice destra, la narice sinistra, la bocca, poi, nella poesia per Lou, "la porta delle tue natiche", e, infine, la nona porta, la vulva,.

Ma nella seconda poesia, quella per Madeleine, interviene alla fine un curioso scambio di porte. La vulva viene retrocessa all'ottavo posto e il buco del culo, che si apre tra "due montagne perlacee" diventa la nona porta "più misteriosa ancora delle altre", porta "di sortilegi che neanche si osa nominare", la "porta suprema".

Penso a quei quattro mesi e dieci giorni che separano le due poesie, quattro mesi che Apollinaire ha trascorso in trincea, immerso in intense fantasticherie erotiche che l'hanno portato a questo cambiamento di prospettiva, a questa rivelazione: è il buco del culo il punto in cui si concentra miracolosamente tutta l'energia nucleare della nudità.

La porta della vulva è importante, certo, (e chi oserebbe negarlo?) ma troppo ufficialmente importante; un luogo registrato, classificato, controllato, commentato, esaminato, sperimentato, sorvegliato, cantato, celebrato.

La vulva: rumoroso crocevia in cui si incontra la garrula umanità, tunnel attraverso il quale passano le generazioni. Solo gli stolti si lasciano convincere dell'intimità di questo luogo, il più pubblico di tutti. L'unico luogo veramente intimo è il buco del culo, la porta suprema; suprema perché la più misteriosa, la più segreta.

A questa sapienza, che è costata ad Apollinaire quattro mesi sotto un firmamento di granate, Vincent è pervenuto nel corso di una sola passeggiata con Julie resa diafana dal chiaro di luna.




Se una donna mi dice: ti amo perché sei intelligente, perché sei onesto, perché mi fai dei regali, perché non corri dietro alle altre, perché lavi i piatti, ci rimango male; il suo amore mi sembra interessato. Quanto è bello sentirsi dire: sono pazza di te sebbene tu non sia né intelligente né onesto, sebbene tu sia bugiardo, egoista e mascalzone!


Un libro chiaro e, perchè no, anche pieno di realtà, mi è piaciuto perché ironico, a tratti divertente e un po' (è il caso di dirlo) paraculo.

:)

20080605

Niente di personale

Mi piacerebbe molto che la gente avesse stima e rispetto per la propria persona, e non mi riferisco solo al profilo fisico-estetico.

Ognuno di noi è a suo modo speciale ma soprattutto unico..

Forse le mie uova al tegamino non saranno incomparabili, forse non sarò così brava ad avvitare una lampadina piuttosto che accendere la luce, ma di sicuro il mio tiramisù è indimenticabile.

Inutile cercare di assomigliare a qualcun altro perché nessuno è come noi.

Troppe le cose che si credono nascoste e che invece conosco da troppo tempo.

Mi sono impegnata fermamente, con me stessa, a non giudicare nesssuno e anzi a cercare di aiutare e comprendere le ragioni di tutti.

Devo fare i conti però anche con il mio carattere e la mia personalità.

Ecco perché credo sia giusto prendere le distanze da certe situazioni per evitare conflitti irrecuperabili ma soprattutto vani e senza senso.

Non mi devo difendere né giusticare di niente con chicchesia.

Non è del tutto vero.

Solo con me stessa.

La mia terra 2 (I laureandi)

20080602

Parole, parole, parole

All'età di 9 anni i miei mi omaggiarono con uno stereo serio come regalo per la mia prima Comunione.

Un Toshiba portatile ma con due belle casse che funziona benissimo ancora oggi.

La mia vicina di casa, antipatica e saccente la cui camera confinava con la mia, ascoltava a tutto volume e (cosa ben peggiore) a ripetizione "Take My Breath Away".

Una lagna insopportabile.

Così arrivò finalmente l'occasione della mia vendetta.

A "palla" sparavo questa che adoravo e ballavo senza pudore.

Inutile dire che i reciproci gusti musicali erano totalmente diversi.

Si scatenò una vera e propria guerra con tanto di botte al muro confinante da parte della vicina:

BUM BUM BUM BUM BUM... ABBASSAAAAA!!!!!

Col cazzo.

La mia terra



Il mio elemento naturale. A giugno, finita la scuola, andavo a casa della mia adorata nonna, con cui avevo un rapporto speciale perché riusciva a comprendermi meglio di quanto facesse mamma.

Eravamo di poche parole tutte e due.

Ogni volta che torno in questo paese, posto in mezzo alle Crete senesi, mi sembra di rinascere e ritrovo un'energia incredibile.

Mi ritengo molto fortunata ad essere cresciuta a contatto con la natura e gli animali.
















Questo in primo piano è "l'albero del sogno". Proprio dietro quell'albero, nel mio sogno, si nascondeva un biondo giovine che mi seguiva...



La Vespa del nonno Bruno. Si intravede la ruota di una delle mie biciclette. Ho pedalato tantissimo fin da piccolina. Purtroppo ho smesso!



Il tetto della cosidetta "capanna" e una delle querci secolari nell'aia.


Ringrazio Elisa per alcuni scatti.
:)

Le prostitute vi passano avanti

è il titolo di un saggio del Professor Renato Lucatti, amico della famiglia di mamma, che con l'aiuto del Vangelo ci insegna, tra le tante cose, che siamo sempre in tempo a fare la scelta giusta.

Personalmente trovo sempre di grande conforto la lettura del Vangelo nei miei momenti oscuri, molto di più che della Bibbia, perché essa è più difficile e a volte anche inquietante se non abbiamo nessuno a guidarci nella lettura e nella sua comprensione.

L'essere cattolici o meno non credo abbia molta importanza in quanto gli insegnamenti di Gesù sono validi non solo per i cattolici ma per tutta l'umanità.

Sempre che si abbia la capacità di riuscire a distinguere il bene dal male.

Credo quindi che queste parole faranno piacere anche a persone di altre religioni che stimo e che sono lieti ospiti del blog.

Ho approfittato di questo fine settimana per tornare nei luoghi in cui ho passato la maggior parte della mia infanzia e ho sentito un forte bisogno di "ritorno alle origini".

Sono in generale un'entusiasta e amo tantissimo condividere.

Spero possano servire a chi ha perso la strada e, come me, sente il bisogno spirituale e materiale di tornare ad una vita semplice, a cominciare dai valori morali.



Il Valore delle parole

Dal Vangelo secondo Matteo:

«Un uomo aveva due figli: rivoltosi al primo, disse: Figlio va’ oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non vi andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? Dicono: L’ultimo.
E Gesù disse loro: In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.»

Chi erano i pubblicani? Avevano fama d’esser gente di malaffare, avari e rapaci, infedeli e indegni. Gente dalla quale si soleva stare alla larga. Gente detestabile alla pari delle prostitute.

Uomini desiderosi d’illeciti guadagni, da che mondo è mondo sono sempre esistiti. E similmente si dica delle femmine di facili costumi, cortigiane e meretrici.
L’abbinamento dei pubblicani con le prostitute è, se non altro cronologicamente, appropriatissimo. Merce d’antichissimo scambio.

Il primo figlio, ossequioso all’ordine del padre, rispose: «Sissignore» in modo untuoso e falso, ma non vi andò. L’altro invece, seppur controvoglia, ma ossequente al padre, andò a lavorare nella vigna.

«Pentitosi» eccellente risoluzione.

Anche il pubblicano sarà in grado di pentirsi:

«Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, l’altro pubblicano… Il pubblicano se ne stava distante e non ardiva neppure d’alzare gli occhi al cielo, ma si percuoteva il petto dicendo «O Dio sii propizio verso di me che sono un peccatore».

La conversione non ammette contestazione, ma umiltà.
Il pentimento reclama contrizione e obbedienza.
La correzione detesta parole inutili: esige le buone opere.
Azione costante e concreta, non una «festa».
Un vecchio detto proverbiale recita che per i poltroni ogni giorno è festa.
E il Vangelo: «Il servo fannullone gettatelo fuori, nelle tenebre.»


L’ipocrisia

Questa nostra società è stanca. Di disporsi non ha voglia, di obbedire è stufa; è sazia altresì di avere fiducia. Aspira al vigore, alla coerenza, alla sicurezza. Non è convinta dalla menzogna, nauseata dall’inganno, avversa alla falsità. Vuole assenza di contraddizioni, avvedutezza e maggior sincerità.

L’ipocrisia, che è la maschera d’ogni virtù non tarderà venire al pettine, cioè al vaglio delle cernita.
Sì ma quando sarà tardi, quando difficile sarà sbrogliare la matassa.

“Ammiro quel che fai” dicono. Invidia.

“Ti voglio bene come a un fratello” Spesso i fratelli si odiano.

“Amico mio caro!” esclamano. Finché conviene.

Guardati intorno: se fai finta di non vedere, anche tu sei un ipocrita, subdolo come tanti altri.

L’esperienza mi suggerisce di tenermi lontano dagli arroganti, dai presuntuosi, dagli avventurieri: siccome l’arrogante non ascolta, il presuntuoso ardisce, l’avventuriero cerca ma non trova.

La maggioranza indulge all’andazzo degli usi e costumi in voga:

«Voi, Farisei ipocriti, purificate l’esterno della coppa e del piatto ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità.»

È noto che l’ipocrisia è la più grande nemica della verità.


Veracità

Il Vangelo sfida il mondo che cambia.
Farisei ipocriti e scribi infidi popolano la società d’oggi. Le loro parole sono improntate a vanagloria e alterigia.
Il loro fallo peggiore è promettere allora che, potendo o non potendo, non manterranno. Sofisti dalla lingua e dalla penna facile.

«Sia il vostro parlare: Sì, sì; no, no». Schiettezza e veracità. Unità di misura in tutte le occasioni, misura in tutti i giudizi. Giudizi imparziali. Imparzialità seguendo un criterio di giustizia.

Non temere la gente, insegna un vecchio proverbio, se vuoi vivere lietamente.

Quante falsità vengono diffuse per nascondere la verità!


Capovolgimento

Il mondo che cambia presenta situazioni imbarazzanti.

Si prostituisce una donna che, non contenta del marito, si fa concubina di quattro o cinque amanti. Un uomo che ha tresca con più donne, dimostra sia la propria insoddisfazione coniugale sia l’insofferenza dei propri atti. Piaceri che, se non fossero almeno piaceri sessuali (il lato effimero) sarebbero e sono amarezze scontate (il lato conclusivo).

Un mondo che cambia non può ammettere, ma a forza permette queste stravaganze.

Il rovesciamento dei valori ha maggior impeto d’una rivoluzione politica o, della “rivoluzione industriale“. Stravolge.

Nessuno è autorizzato, pur constatando questo stato di cose, a farsi beffe della condotta altrui. Tollera e se ne vergogna lui o lei per un altro o per un’altra; sopporta e non osa né rimproverare né correggere un modo di vita.

Nessuno ascolta la coscienza, tanto labile è per lui la sua voce.

Nessuno crede se non al proprio “credo”.

Una fede che non ha profeta. Una fede di cui l’unico profeta è l’io.

La corsa del vivere non lascia tempo al servizio verso gli altri. Il prossimo è lontano e siccome l’amore del prossimo deriva dall’amore divino, Dio mi sta lontano quanto l’io mi è vicinissimo.
Capovolgimento dei “massimi sistemi".
Però l’io è univoco, equivoco, iniquo.

«Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.» (San Paolo).


La bugia

Si dice che le bugie hanno le gambe corte, perché presto risulteranno scoperte.

Il termine “bugia” attenua il significato di menzogna ma non ne altera la sostanza.

Prima di tutto la bugia è inganno contro la propria credibilità, poi è insidia contro il prossimo.

Saggio è il consiglio: Meglio donare poco che promettere molto.


Passi falsi

Può capitare a tutti di compiere un passo falso. Anche più d’uno nell’arco della vita, o per sbadataggine o per negligenza. E sia pure!

A volte intenzionalmente e in questo senso il “passo” diventa una colpa morale, un errore voluto a danno di altre persone.

Passi falsi sono quelli che si fanno per eccesso di ardimento, per raggiungere fini che sono superiori alle proprie forze sia spirituali sia materiali: imprese pazze spiritualmente non immuni da superbia. Voli d’Icaro orgogliosi e vani.

Passi falsi sono quelli che si commettono per sovrabbondanza d’amore: perché anche l’amore ha una misura, oltre la quale diviene servilismo, fanatismo, faziosità.

La misura sta nell’equilibrio “stabile”, prudente e duraturo.


Sobrietà

«Siate sobri e vigilate perché il vostro avversario, come leone ruggente, si aggira in cerca di chi divorare.»

La moderazione rifugge dai lauti banchetti.

La temperanza consiste nel regolare i bisogni naturali.

L’indulgenza ha cura di ciò che è permesso.

La limitazione è la misura della rettitudine.

Al contrario l’abuso è cupidigia, consumismo, crapula, droga… e morte.

Molti popoli, per bocca dei loro profeti, hanno proibito l’uso di particolari tipi di carne, nonché l’ingordigia.
Sono norme d’igiene che, al di là di un effetto terapeutico, hanno un valore altresì morale (o spirituale come il digiuno).

Abusare è andare oltre la natura e contro la volontà di Dio. La natura non è “muta”.

“Egli (Dio) dona il cibo a ogni vivente; perché perenne è la sua pietà”.


Amore e perdono

“Dal frutto si conosce l’albero”

Il fariseo, che invitò Gesù a mangiare alla sua tavola, aveva un nome: Simone. La peccatrice, una qualunque pubblica peccatrice non ha nome. Appartengono a due classi sociali di gran lunga differenti; esaltato l’uno, annientata l’altra.

Ma “gli ultimi saranno i primi”.

Simone pensava, e tal pensiero si conformava alla sua mentalità: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è questa donna che lo tocca.» E Gesù rivoltosi verso la donna così parlò a Simone: «Vedi tu questa donna? Io sono entrato nella tua casa, e tu non mi hai dato acqua per i piedi; questa invece ha bagnato i miei piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato il bacio, e lei, da quando sono entrato, non ha cessato di baciare i miei piedi. Con l’olio tu non mi hai unto il capo, lei ha unto i miei piedi di profumo. Perciò, ti dico: le sono rimessi i suoi molti peccati.»

Lui molto tiepido, lei molto affettuosa. La prostituta contrita non ha bisogno d’altro.

Chiedere perdono è immensamente difficile. Il perdono è maggiore quanto più è intenso l’amore.

Perdonare sì, e poi dimenticare.

Quando scenderemo nella tomba, ci avrà preceduti la peccatrice pentita cantando “Gloria”.


Sincerità

Chi è sincero non nega l’autenticità del proprio operato. Schiettamente non sostituisce il vocabolo “favorita” con “amante”, né “amica” con “concubina”. Il traslato inganna. Come la guerra è guerra così una meretrice è una meretrice.

Lei non finge, anzi si offre tale: oggetto del piacere-sesso. Fa onore alla sincerità senza finzione. Fingono invece i soggetti “datori di lavoro” che pagano le prestazioni di piacere.

Essere sinceri, in ogni caso, è quanto dire guardare in faccia alla verità nascosta e, spesso, ingrata.

Poiché il bugiardo non riesce a sorridere, prima o poi sarà deriso.

Peggio che mai se il bugiardo alza la voce per sostenere la sua tesi menzognera, siccome è vero che l’asino che raglia forte dà segno di mangiare pessimo fieno.

Quante bocche sfacciate ha chiuso il silenzio!

Hanno detto che il silenzio, spesso, è il grido più potente.


Amicizia

La sincerità è il fondamento dell’amicizia. È fonte di acqua viva, sorgente purissima.

«Vi ho chiamato amici -afferma Gesù- perché vi ho fatto conoscere tutto quello che ho udito dal Padre mio.»

In questo rapporto si riassume il comandamento della carità, principio della fraternità.

L’amicizia inoltre è la strada che conduce alla fedeltà. Reciprocamente la fedeltà rinsalda il vincolo dell’amicizia. Militano tutte e due sotto la medesima insegna: l’amore vicendevole.

L’amicizia apre le porte alla sincerità. Non simula, non invidia, non tradisce.

In tutta amicizia significa “sinceramente”. “Sincero” indica ciò che proviene da una sola origine. E l’unica origine è incontestabilmente l’amore.

Simbolico è dire che i veri amici hanno la “borsa” legata a un filo di ragno.

Si dichiarano disposti a dare senza aspettarsi il ricambio.


Curiosità e testimonianza

La curiosità è una favola a senso recondito. Quale sarà il significato allegorico della favola? La sua morale? Ogni favola racchiude un insegnamento. Nella favola si cela un pizzico di sapienza.

Contrariamente origliare è spiare per curiosità, sapere per spettegolare, il contra “in terminis”: conoscere e non riconoscere. Insensibilità morale, e fors’anche immoralità.

Difendere la privacy, l’intimità propria e altrui è un diritto-dovere della persona. Non è soltanto la tutela dei dati personali. Il “guardone” è affetto da curiosità morbosa: correggerla è tanto difficile quanto deviare il corso di un fiume.

Quando un’attenta osservazione è constatazione di un fatto reale non conveniente, allora si dà il caso che intervenga una fraterna correzione. Altrimenti ti faresti peccatore del medesimo peccato.

«Se tuo fratello ha mancato verso di te, va’ e correggilo fra te e lui solo. Se t’ascolta, tu hai guadagnato il tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te una persona o due, affinché sulla parola di due o tre testimoni sia decisa ogni questione e, se ricusa ancora d’ascoltarti, dillo all’assemblea.» Così ordina Gesù.

Il curioso o rende testimonianza o diventa pietra dello scandalo.

Anche perché se uno sa e non parla, non gioverà a niente.

Inutile e stupida la sua curiosità.

E quando vuol sapere “troppo” nuoce a chi gli sta di fianco.


Non giudicare

«Non giudicate per non essere giudicati. Perché, secondo il giudizio col quale giudicate, sarete giudicati.»

Se donne o uomini siano gente di malaffare non sta a voi condannare. "A chi consente non si fa ingiuria" è una massima di giurisprudenza.

La loro volontà approva le loro stesse azioni: essi ne sono direttamente responsabili. Hanno preso le loro decisioni.

Un ammonimento può valere ma oltraggiare non è concesso. Perché “la verità partorisce l’odio” e l’odio non ha occhi per vedere né per giudicare.

Mai giudicare l’interno da ciò che si vede all’esterno.

Forse che siete a conoscenza delle motivazioni antecedenti e presenti del loro comportamento? No, sicuramente.

Tutti i viventi hanno da raccontare le loro proprie storie vere in mezzo alla storia del mondo.

Se non sapete, tacete.

Perché volete confondere la trave del vostro occhio con la pagliuzza dell’occhio altrui?

Siate accorti.

Come vendere merce ignobile è prostituirsi così sprecare è disperdere ciò che è prezioso.

“Non date le cose sante ai cani, e non gettate le vostre perle ai porci.”


UOMINI, NON DIMENTICATE LA VOSTRA DIGNITÀ D’ESSERE UMANI!