20090125

I don't wanna rock DJ



Ero partita con l'idea di creare una playlist molto rock visto che lo stesso è stato il mio protagonista musicale di tutta la settimana appena trascorsa.
Cercando tracce che si adattassero al mio attuale umore, mi sono imbattuta (di nuovo) in quello che considero un grandissimo artista, Dj Shadow, inventore del cosidetto instrumental hip hop.

Personalmente trovo molto stimolante un certo tipo di musica "sperimentale" ed elettronica che funziona sia da valvola di sfogo, sia da momento di relax.

Un "copia-incolla" musicale, una mescolanza complessa di campionamenti che hanno bisogno di un ascolto attento e ripetuto.

Ritengo infatti che per certi suoni inusuali, confrontati con melodie più tradizionali e di strumento, ci sia bisogno di un orecchio "allenato" e (perchè no) una mentalità aperta.

Per la penultima traccia ho scelto una canzone dei Depeche Mode prima di tutto perché mi piace concludere sempre con qualcosa che "spezzi" o che comunque appaghi altre sensazioni e inoltre perché, al di là del testo, amo moltissimo questo genere di atmosfera "visionaria" (secondo la mia interpretazione) che riesce a prendere vita.

20090121

Favole?

I viandanti e il ladrone

Due soldati, essendosi imbattuti in un ladrone, uno fuggì via, l'altro invece non si mosse e si difese da valoroso. Ucciso il ladrone, il compagno pauroso accorre, impugna la spada, e poi gettando via il mantello grida: «Quà, ora gli farò sentire chi sono quelli che ha assalito.»
Allora quello che aveva lottato: «Avrei voluto che almeno con coteste parole m'avessi aiutato dianzi! Avrei avuto più coraggio prendendole sul serio. Ora riponi il ferro e anche la lingua egualmente inutile, ammesso pure che tu possa ingannare chi non ti conosca. Io che ho sperimentato con quanto coraggio tu fuggi, so quanto poco si deve credere al tuo valore.»

Questo racconto si deve applicare a colui che è forte nelle buona fortuna, e nell'avversa pauroso.


Il parto della montagna

Un monte stava per partorire mandando fortissimi lamenti, e grandissima era l'aspettativa della terra. E partorì un topolino.

Questa favola è scritta per te, che promettendo grandi cose, non cavi un ragno dal buco.


20090115

C'era una volta il test

In questi giorni di malattia mi sono riguardata qualche film della mia infanzia.

I duelli ci sono.

Alcuni dichiarati apertamente che si svolgono in segretezza, altri che ancora covano sotto la cenere.

Col tempo e in tutta calma avverranno anche quest'ultimi.

Una logorante guerra di nervi ma non per me stavolta.

Non potrei neanche: non parlo, non sento e soprattutto non vedo.

Certo è che un bravo attore, per essere tale, non ha bisogno di esprimersi con le parole.

Ci si intende...


Sentenza






Tuco






Il Biondo






Inutile nascondere come andrà a finire... Ma l'inganno è "alle porte".









20090109

Uno che non le mandava a dire



Queste sono alcune poesie di Giuseppe Giusti, il libro si chiama Poesie ed è una ristampa anastatica del 1910 (a cura di Giosuè Carducci).

Oltre alle poesie ci sono delle liriche divertenti, sagge, ma anche molto sarcastiche.

Non potevo far altro che apprezzare...

Solo cinque poesie riporto ma che mi sembrano decisamente "attuali".

:)



La Chiocciola

(1841)

Viva la Chiocciola,
Viva una bestia,
Che unisce il merito
Alla modestia.
Essa all’astronomo
E all’architetto
Forse nell’animo
Destò il concetto
Del cannocchiale
E delle scale.

Viva la Chiocciola
Caro animale.

Contenta ai comodi
Che Dio le fece,
Può dirsi il Diogene
Della sua spece.
Per prender aria
Non passa l’uscio:
Nelle abitudini del proprio guscio
Sta persuasa
E non intasa.

Viva la Chiocciola
Bestia da casa.

Di cibi estranei
Acre prurito
Svegli uno stomaco
Senza appetito:
Essa, sentendosi,
Bene in arnese,
Ha gusto a rodere
Del suo paese
Tranquillamente
L’erba nascente.

Viva la Chiocciola
Bestia astinente.

Nessun procedere
Sa colle buone,
E più di un asino
Fa da leone:
Essa al contrario,
Bestia com’è,
Tira a proposito
Le corna a sé;
Non fa l’audace
Ma frigge e tace.

Viva la Chiocciola
Bestia di pace.

Natura, varia
Ne’ suoi portenti,
La privilegia
Sopra i viventi,
Perchè (carnefici
Sentite questa
)
Le fa rinascere
Perfin la testa;
Cosa ammirabile
Ma indubitabile.

Viva la Chiocciola
Bestia invidiabile.

Gufi dottissimi,
Che predicate
E al vostro simile
Nulla insegnate;
E voi, girovaghi,
Ghiotti, scapati,
Padroni idrofobi,
Servi arrembati;
Prego a cantare
L’intercalare:

Viva la Chiocciola,
Bestia esemplare.



Contro un letterato pettegolo e copista

(1845)

O carissimo ciuco,
O cranio parasito
All’erudita greppia incarognito;
Tu del cervello eunuco
All’anime bennate
Palesi le virtù colle pedate.

Somigli uno scaffale,
Di libri a un tempo idropico e digiuno,
Grave di tutti, inteso e di nessuno;
O meglio, un arsenale,
Ove il sapere, in preda alle tignole,
Non serba altro di sé che le parole.

Poichè sfacciatamente
Copi dei panni altrui l’anima nuda,
Scimmia di forti ingegni e Zoilo e Giuda;

Smetti o zucca impotente,
Di prenderti altra briga;
Strascica l’estro sulla falsariga.


Consiglio a un consigliere

(1847)


Signor Consigliere
Ci faccia il piacere
Di dire al Padrone
Che il mondo ha ragione
D’andar come va.
Dirà: - Padron mio,
La mano di Dio
Gli ha dato l’andare;
Di farlo fermare
Maniera non v’ha.
Se il volo si tarpa
Calando la scarpa
A ruota nostrale,
Che ratta sull’ale
Precipita in giù.
La ruota del mondo
Andrà fino in fondo:
né un moto s’arresta
(Stiam lì colla testa)
Che vien di lassù.
Per tutto si vede
Che il carro procede
Con dietro una calca
Che seco travalca
Con libero pié:
E mentre cammina,
Con sorda rapina
I gretti, i poltroni,
I servi, i padroni,
Travolge con sé.
Tra i re del paese
Qualcuno l’intese:
E a dirla tal quale,
Più bene che male
N’ottenne fin qui.

Slentando la briglia,
Tornò di famiglia;
Temeva in quel passo
Di scendere in basso
E invece salì.
Giudizio Messere!
Facendo il cocchiere
In urto alla ruota,
Si va nella mota;
Credetelo a me.
Pensando un ripiego
Io salvo l’impiego
E voi (dando retta),
Rivista e corretta,
La paga di un re.


L’Arruffa Popoli

(1848)

Ateo, salmista, apostolo d’inganno;
Vile se t’odia; se ti palpa abietto;
Monco al ferro, centimano al sacchetto;
Nel no, maestro di color che sanno:
Sotto l’ammanto dello stoico panno
Cela il cor marcio e ‘l mal dell’intelletto;
Invidioso, oltracotante, inetto;
Libera larva di plebeo tiranno:
Tutto sfa, nulla fa, tutto disprezza:
Sonnambulo ha il cervello e la scrittura,
Sofista pregno d’infeconda asprezza:
Fecondità del mulo, a cui Natura
Diè forte il calcio e più l’ostinatezza
Ed i coglioni per coglioni natura.


I più tirano i men

(1848)

Che i più tirino i meno è verità,
Posto che sia nei più senno e virtù;
Ma i meno, caro mio, tirano i più,
Se i più trattiene inerzia o asinità.
Quando un intero popolo ti dà
Sostegno di parole e nulla più,
Non impedisce che ti butti giù
Di pochi impronti la temerità.

Fingi che quattro mi bastonin qui,
E lì ci sien dugento a dire: Ohibò!
Senza scrollarsi o muoversi di lì;
E poi sappimi dir come starò
Con quattro indiavolati a far di sì,
Con dugento citrulli a dir di no.


20090104

La vista di un "punto".



Dedicato a Monia, con affetto.





20090103

Caffè, surtout.




Il primo discorso della mia vita era uno slogan del caffè Splendid.

Mi isolavo in un angolino del salone e ripetevo continuamente le seguenti parole:

"Col caffé di montagna il gusto ci guadagna".

Nel 2007 il remake di un celebre carosello degli anni 60 in versione riveduta e corretta: si parla d'amore in maniera meno romantica e più realistica ma sempre divertente.
Anche i protagonisti sono decisamente più moderni e al passo coi tempi.

Soprattutto Carmencita...

:)