Il sesso può essere mezzo di conoscenza, trasmissione di fiducia e tranquillità.
Nessuna fatica, nessuna minaccia, nessuna complicazione.
Amori erotici.
Amori sbagliati.
Amori?
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20100503
20100222
20090430
Un altro Centro.
Piazza dell'Unità - via Panzani - brusio nelle orecchie - la tua vita è disorganizzata - qualche vetrina - dovresti preparare tutto prima di andare a dormire - scarpe - così la mattina potresti dedicarti ad altro con più calma - Feltrinelli - Feltrinelli... mi ci fionderei se avessi tempo - che poi chi te lo fa fare? - pizza e gelato per turisti, attraverso la strada - troppa gente, non sono più abituata - Scudieri, frutta di marzapane in vetrina - Piazza Santa Maria del Fiore.
Una vita che non entro in Duomo.
Osservo persone di fronte alle due entrate principali - cartello - non entra nessuno - affretto il passo - mi segue - quasi di fronte a via calzaiuoli svolto a sinistra - affretto ancora il passo - mi segue a fatica, la sento sempre più distante - rallento di fronte all'entrata laterale - un corpulento vigile a guardia - persone entrano - nessuno esce.
Io e il vigile.
Come si fa ad entrare? - fanculo alla dizione cittadina di nascita voglio che lo capisca al volo - non si può entrare - sguardo fortemente interrogativo ferma resto in posizione silenzio - a meno che non voglia partecipare alla Messa - si può entrare solo per la Messa? - esatto, e si esce quando è finita la Messa - Lei mi ha raggiunto - Quanto dura ancora? - 10 minuti - orologio ho poco tempo mi aspettano tra un quarto d'ora da un'altra parte - mi volto.
Mamma ce li facciamo 10 minuti di Messa?
Sorriso - mi volto nuovamente - vogliamo andare alla Messa - prego...
E ci fa passare.
Navata sinistra - una ventina di persone appena disperse tra le panche - molti giovani - occhi all'insù - la cupola affrescata - l'emozione forte del Duomo deserto - concentrazione e preghiera - scambiatevi un segno di pace - ci stringiamo forte la mano sorridendo - ascolto - l'emozione forte dei rintocchi del Campanile di Giotto.
Andate in Pace.
Una vita che non entro in Duomo.
Osservo persone di fronte alle due entrate principali - cartello - non entra nessuno - affretto il passo - mi segue - quasi di fronte a via calzaiuoli svolto a sinistra - affretto ancora il passo - mi segue a fatica, la sento sempre più distante - rallento di fronte all'entrata laterale - un corpulento vigile a guardia - persone entrano - nessuno esce.
Io e il vigile.
Come si fa ad entrare? - fanculo alla dizione cittadina di nascita voglio che lo capisca al volo - non si può entrare - sguardo fortemente interrogativo ferma resto in posizione silenzio - a meno che non voglia partecipare alla Messa - si può entrare solo per la Messa? - esatto, e si esce quando è finita la Messa - Lei mi ha raggiunto - Quanto dura ancora? - 10 minuti - orologio ho poco tempo mi aspettano tra un quarto d'ora da un'altra parte - mi volto.
Mamma ce li facciamo 10 minuti di Messa?
Sorriso - mi volto nuovamente - vogliamo andare alla Messa - prego...
E ci fa passare.
Navata sinistra - una ventina di persone appena disperse tra le panche - molti giovani - occhi all'insù - la cupola affrescata - l'emozione forte del Duomo deserto - concentrazione e preghiera - scambiatevi un segno di pace - ci stringiamo forte la mano sorridendo - ascolto - l'emozione forte dei rintocchi del Campanile di Giotto.
Andate in Pace.
20090115
C'era una volta il test
In questi giorni di malattia mi sono riguardata qualche film della mia infanzia.
I duelli ci sono.
Alcuni dichiarati apertamente che si svolgono in segretezza, altri che ancora covano sotto la cenere.
Col tempo e in tutta calma avverranno anche quest'ultimi.
Una logorante guerra di nervi ma non per me stavolta.
Non potrei neanche: non parlo, non sento e soprattutto non vedo.
Certo è che un bravo attore, per essere tale, non ha bisogno di esprimersi con le parole.
Ci si intende...
Sentenza
Tuco
Il Biondo
Inutile nascondere come andrà a finire... Ma l'inganno è "alle porte".
I duelli ci sono.
Alcuni dichiarati apertamente che si svolgono in segretezza, altri che ancora covano sotto la cenere.
Col tempo e in tutta calma avverranno anche quest'ultimi.
Una logorante guerra di nervi ma non per me stavolta.
Non potrei neanche: non parlo, non sento e soprattutto non vedo.
Certo è che un bravo attore, per essere tale, non ha bisogno di esprimersi con le parole.
Ci si intende...
Sentenza
Tuco
Il Biondo
Inutile nascondere come andrà a finire... Ma l'inganno è "alle porte".
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20090103
Caffè, surtout.
Il primo discorso della mia vita era uno slogan del caffè Splendid.
Mi isolavo in un angolino del salone e ripetevo continuamente le seguenti parole:
"Col caffé di montagna il gusto ci guadagna".
Nel 2007 il remake di un celebre carosello degli anni 60 in versione riveduta e corretta: si parla d'amore in maniera meno romantica e più realistica ma sempre divertente.
Anche i protagonisti sono decisamente più moderni e al passo coi tempi.
Soprattutto Carmencita...
:)
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20081219
Peccati immortali
Ho assaggiato per la prima volta del cioccolato al peperoncino di ottima qualità e ne sono rimasta entusiasta, completamente inebriata da un gusto che non saprei definire ma che mi ha suscitato una vera e propria estasi...
Non avrei mai pensato.
L'"orgasmo" culinar-natalizio della Signora G.
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20081201
In vena di ricordi
Erano due fratelli, Bruno e Marino.
Bruno, il maggiore, era un uomo preciso, metodico, ingenuo e onesto fino all'inverosimile, che aveva preso per moglie una donna forte che amava per continuare a fare il suo mestiere: il contadino.
Marino invece era bello come il sole, estroso, artista, con un carattere chiuso e impenetrabile che aveva un grande sogno nel cassetto: fare il marinaio.
C'era (e c'è ancora) una vasca, che a quel tempo poteva essere paragonata ad una piscina che pochissimi poderi avevano.
E lì Marino si allenava, su e giù per quella vasca, in attesa della sperata risposta positiva che lo avrebbe fatto entrare in Marina.
Quella lettera non arrivò mai a destinazione perché i parenti anziani la strapparono di nascosto: doveva mandare avanti il podere con il fratello, non poteva scegliere.
Marino non fu più lo stesso. Troppo deluso non provò neanche a ribellarsi a quello che era stato deciso come il suo destino, si chiuse sempre di più e lavorò la terra.
Ed era bravo.
Aveva la capacità di riuscire brillantemente in qualsiasi cosa facesse, anche quando andò a lavorare in una cava di travertino.
Bruno e Marino la comprarono e arrivavano da svariati posti della Toscana per acquistare il travertino che tagliavano i due fratelli lavorando duramente, senza sosta, spaccandosi la schiena.
La Collegiata del paese è rivestita da quel travertino.
Dovettero vendere la Cava per pochi spiccioli "per il bene del popolo", prima che gli venisse espropriata per il medesimo motivo.
Inutile dire che quel "bene del popolo" non ci fu neanche lontanamente... ma di questo non voglio ricordare niente.
Bruno era mio nonno.
Marino era lo zio Marino.
Bruno morì che avevo tre anni e ancora me lo ricordo, Marino prese il suo posto come nonno e come contadino.
Portò avanti il podere completamente da solo.
Mi portava da bambina, d'estate, al bar del paese e in un certo senso mi proteggeva perché al mio arrivo era guardata dagli altri bambini sempre un po' di traverso... "è arrivata la fiorentina" dicevano fra loro.
A quell'età mi sentivo emarginata da quei contadinotti ma col tempo imparai a trarre vantaggio dall'essere considerata una cittadina.
Mi comprava la coppettina Sammontana panna e cioccolato, sempre quella, e non mi diceva niente.
Ma non potrò mai dimenticare quanto amore ci fosse in quella carezza sulla mia guancia, in quel suo sorriso rassicurante, senza parole, non c'era bisogno, io capivo.
Quante volte mi portava alla trebbiatura che era come una festa per me, o a vedere i maialini appena nati, o a cavallo delle mucche del suo fratello di latte.
Sul trattore (che c'è ancora) non mi ha mai voluto portare perché era troppo premuroso ma quante volte l'ho visto arare il campo fino al tramonto.
Quanta terra hai lavorato Marino!
Quanto eri infelice.
L'ho sognato molti mesi fa vestito come Corto Maltese, una bianchissima uniforme da marinaio.
Nonostante sia morto da una ventina d'anni deve aver realizzato il suo sogno da non molto.
Non mi ha detto niente, solo il suo sorriso.
Perché i film di Totò mi alzano il morale:
20081110
Qualcosa mi inventerò
Mi ha stupito che il testo fosse scritto da Ligabue perché è piuttosto raro che un uomo abbia abbastanza sensibilità per riuscire non tanto a capire come una donna possa vivere un amore, quanto a mostrare lui stesso il proprio lato femminile.
Ecco, credo che questa sia una delle qualità che più avvicina un uomo ad una "perfezione emotiva", che è la condizione fondamentale per la comprensione dell'altro sesso.
In realtà Ligabue è stato, a mio parere, piuttosto diplomatico...
Molto attento cioè a non danneggiare la propria "categoria di appartenenza":
Le mie amiche sono amare
se si parla un po’ d’amore
tanto ognuna sa comunque
quel che sa.
Cioè? Che cosa sanno?
La prima volta che l'ho sentita l'avevo sottovalutata, giudicata molto generica, adattabile a tutto il genere femminile.
Ho cambiato idea.
Adesso la trovo opportuna per quelle donne che hanno sofferto, che difficilmente scenderanno a compromessi, che pretendono un ritorno paritario di quello che sanno donare, che hanno raggiunto una certa maturità sentimentale.
Ci risiamo: generica.
Mi piace molto lo stesso perché lì in mezzo ci sono anch'io, che "guardo avanti e non mi sbaglio" e che "so precisamente cosa c’è per me".
Però quanta paura quando arriverà quel momento.
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20081102
Amici miei
Non che sia uno dei film che abbia amato in maniera particolare forse perché rappresenta una buona parte di realtà comportamentale e di conseguenza un vero e proprio dramma della società, di cui sono pronta a testimoniare in qualsiasi momento.
Ne riporto uno spezzone più che altro per rendere omaggio a Mario Monicelli, visto anche che, tempo fa e con la complicità di amici, partecipai alla festa a Viareggio del suo 80° compleanno.
Si da il caso, però, che abbia sempre avuto l'abitudine di conservare biglietti, inviti, tagliandi del cinema e del teatro, di ogni rappresentazione che ho visto nel corso della vita, a cominciare dal "mio" primo film visto al cinema con i compagni di classe di allora: Innamorato pazzo (1980) di Adriano Celentano.
Il film che però accese le mie fantasie di voler diventare un'astronauta fu E.T.
Purtroppo, proprio di questo, ho perso ogni riferimento che mi riportasse alla mente il ricordo di quella serata con i miei amichetti...
Sarebbe veramente importante per me ritrovarlo quanto prima.
20081019
20081017
The right thing
Mi sembrava la serata giusta per scriverlo perché vorrei che da stasera si chiudesse un ciclo e approfitto del fatto che proprio stasera, essendo fisicamente distrutta, riesco a concentrarmi molto meglio e in maniera più concisa sui fatti, senza fronzoli, come piace a me.
Pino lo conobbi tramite una pittrice, tale N.A., che me lo presentò durante una sua esposizione in una galleria nei pressi di Porta a Prato, credo fosse nel 1999.
Era un uomo di mezza età, regista teatrale per diletto, sempre indaffarato o
incasinato tra la miriade di idee e copioni decisamente originali.
Frequentavo già da diverso tempo un gruppo di improvvisazione teatrale e mi entusiasmava la possibilità di fare esperienze diverse e conoscere gente nuova.
L'occasione fu una particina per la "Festa del Gatto" (ironia, ironia...) di cui non conoscevo l'esistenza, nel periodo di febbraio.
Non si svolgeva proprio in un teatro ma c'era comunque un palco e una parte da recitare.
Andò bene, ero in sintonia con gli altri del suo gruppo e mi richiamò per altre particine semplici.
Pino, tanto per far capire il genere di persona, era capace di "raccattare" chiunque capitasse per strada e senza conoscerlo minimamente sbatterlo dentro
uno stanzino a fare il "tecnico delle luci", e tutto questo poco prima di andare in scena: "tu improvvisa" diceva a chi si lamentava e questo doveva bastare perché non so come fosse possibile ma riusciva a convincerti sempre.
Una sera mi chiamò e mi invitò a casa di una sua vecchia amica, una importante diceva, una poestessa che scriveva fiction per la televisione e collaborava con diversi poeti conosciuti.
Vieni vieni la devi conoscere ha una poesia scritta tempo fa le sembra adatta per una mostra sta cercando una giovane donna che la reciti per una serata dedicata alla Luna (ironia, ironia...) l'ambiente è bellissimo sai le Murate ci sei mai stata c'erano le suore un tempo vedessi al soffitto ci sono le grate sembra una prigione tu praticamente sbuchi all'improvviso in mezzo ai quadri la reciti e finisce lì.
In un appartamento nella zona di Campo di Marte conobbi allora Maria Pia Moschini.
Gentile e accomodante, mi spiegò brevemente il significato di quello che avrei dovuto recitare, leggemmo la poesia insieme, e mi disse solo:
"Falla tua, questa sei tu".
In quel momento non potevo certo immaginare che la mia vita avrebbe preso veramente la direzione descritta e, grazie a Dio, anche l'avvio a quella conclusione.
Mi preparai da sola e non chiesi a nessuno di venirmi a vedere, io credo di averlo fatto apposta per potere, un giorno, incolpare qualcuno di avermi lasciato sola in quel momento, per potermi compatire e piangere in solitudine vinta dal mio vittimismo perché se voglio sì anch'io sono capace di fare la vittima.
Preparai la "valigia di scena", una giacca nera, una gonna stretta, tacchi alti, un cappello da uomo, una camicia bianca, una cravatta, un libro, occhiali da intellettuale e un tulle sottile.
Mi ricordo quella sera, in una piazza attigua, sola come un cane, che ripassavo la parte tremando di paura ed emozione e, come succede sempre, non ricordavo assolutamente niente.
Quando, qualche giorno fa, ho riletto il brano ho pensato proprio all'inizio di questa mia avventura virtuale, alle scelte che ho fatto, a come ero quando tutto è cominciato e a come sono adesso, a come sto lottando per arrivare a quel tipo di "perfezione dell'anima".
Non manca molto.
Un lungo pianto liberatorio.
UNICUM (Intravisioni) - scritta a Firenze il 13/03/1999, Maria Pia Moschini
UNICUM
Fuori tira un vento d'azzardo: ti trascina, ti porta come foglia.
Ho smarrito la strada molte volte prima di trovare la porta,
la Gran Porta.
è scritto qui, l'inchiostro ha perduto colore per la pioggia, le lacrime.
Il dolore di non sapere chi sono.
Da quanto tempo? Il giorno che decisi di cercare me stessa è lontano,
eppure sembra ieri.
So come mi sono persa.
Camminavo convinta d'esser io, quando da una vetrina qualcuno mi fissò
con viso d'altri.
Non mi conobbi. Sapevo d'esser lì, nell'immagine a specchio,
ma non tornava il conto.
Un uomo mi guardava, l'uomo che è in me, il mio apparire
forte a tutti i costi.
Ho capito in un soffio che mi era stato chiesto per troppo tempo
di dar prova in duelli di una forza segreta
che non ebbi nel nascere.
Come animale avvezzo alla battaglia, chiusi il mio esser donna
dietro una sigaretta, in un cappello...
anche il tono di voce era cambiato.
Piccola cosa, invece, il Me Bambina gridava di paura
in un cantuccio d'anima.
Chiedeva di essere visto.
Poi, di colpo, la scelta.
Essere donna fino in fondo. Reggicalze, capelli, trucco, sì trucco,
perché sotto la maschera adocchiante
batteva un cuore trepido, non certo di cocotte.
Ma gli uomini volevano una me transitoria,
un bell'oggetto morbido su cui giacere.
Tornavo dentro me stessa, come vinta.
Non capivo l'inutile equilibrio del tacco alto, il seno in trasparenza.
Mi piacevo? Chissà... Stavo chiusa dentro un piccolo armadio,
cercando nel mio cuore la perfetta adesione
fra essere e apparire.
Poi naufragai in un libro. Fu per rendermi a tratti interessante.
Un intellettuale? Neanche. Una moda, un sentire le parole degli altri
per salire dal corpo a un'altra meta.
La mente o altro.
Cambiavo nome. Marty fu il mio maschile, poi Martina la bella,
Martha con l'acca come un respiro, l'erudita.
La saggia.
Il nome era un cappello. Marte, dio della guerra,
non trasferiva in me la forza,
il gesto che ci rende vincenti.
Io rimanevo chiusa dietro finestre, aspettando
la notte.
Poi, qualcuno, mi spinse in questo luogo
come in pellegrinaggio, a cercar l'anima,
l'identità, me stessa.
Sono partita ormai da tanto tempo senza arrivare
ed ora che son qui mi sento persa.
Niente è come pensavo. Nessuno che mi accolga.
Questi soffitti così alti, lontani, una prigione a sbarre
un luogo oscuro.
Dov'è l'essenza che mi rileva, l'essenza del mio dire?
Spogliata di tutte le difese, sono qui pellegrina ferita, inerme,
ritornata ad un grembo senza madre.
O questo era il mio fondo, la base di un percorso
che il dolore ha tracciato fino all'approdo?
Spogliarsi di ogni travestismo, fino alla nudità vergine di un pensiero
all'essere se stessi fino in fondo.
Esco dalla voragine, dal buio nascondimento,
ora incontro me stessa davanti a tutti, senza vergogna alcuna.
Sono così, guardate, donna, uomo, cocotte, bambina sola...
sono così un tuttuno, nel silenzio.
UN UNICUM
Sono me stessa nell'impronta del piede, nel segno della mano.
Senza specchi. Me stessa negli occhi vostri,
nel mio essere accolta in mani d'altri.
Si ritrova chi prima si è perduto.
L'uscita è da noi stessi come un fiume che trasporta all'origine.
Chi siamo? Siamo tutti e nessuno a fasi alterne,
ma non c'è più terrore. Il mondo è un pulviscolo lento,
senza certezze
è il navigare l'unica condizione al timone di un nulla.
Copritemi di un velo, rinascerò mutata. Io farfalla di me,
libera, in volo, senza peso né odore.
Un fiore, allora... un fiore.
Grazie Maria Pia.
20080921
Matrioška
Oggi, mercatino a Incisa Val d'Arno.
Ovone principale H.12 cm x B. 7,5 cm.
Manufatto di fabbricazione russa, dipinto a mano, venduto da un polacco.
All'interno:
Ovetto n. 1, H. 8 cm x B. 5 cm
Ovino n. 2, H. 6 cm x B. 4 cm.
Costo: ... diciamo che è stato un capriccio.
Ps: Che Dio benedica l'inventore dei brigidini (sempre che se lo meriti).
20080915
20080828
Che bambola!
Un giorno recente, mercatino dell'usato, venditrici 3 vistose donne di mezza età:
Y: Vorrei quella testa.
1: Ganza, con questa sì che ti diverti.
Y: ...
2: Allora ascolta me. Te stasera tu ti metti lì, bona bona, tutta tranquilla e tu gli fai le treccine.
Y: ...
3: Oh! Se tu voi tu gli pò fare anche la coda.
Y: ...
2: Da retta a me, l'è meglio che uscire con n'omo.
Y: ...
1: Che tanto e fanno soffrire e basta.
Y: :)
3: Dimmi te indò tu lo trovi un divertimento del genere a questo prezzo!
Y: :D
Y: Vorrei quella testa.
1: Ganza, con questa sì che ti diverti.
Y: ...
2: Allora ascolta me. Te stasera tu ti metti lì, bona bona, tutta tranquilla e tu gli fai le treccine.
Y: ...
3: Oh! Se tu voi tu gli pò fare anche la coda.
Y: ...
2: Da retta a me, l'è meglio che uscire con n'omo.
Y: ...
1: Che tanto e fanno soffrire e basta.
Y: :)
3: Dimmi te indò tu lo trovi un divertimento del genere a questo prezzo!
Y: :D
Costo: Euro 2. "Gioielleria" compresa.
20080710
Virgilio? Il solito guastafeste.
L'origine dell'amore
(Purgatorio, XVIII)
Tratto da La Divina Commedia - G. Castelli
Virgilio, dopo aver esposto la sua teoria sull'amore buono e sull'amore malvagio, osserva Dante per vedere se fosse stato soddisfatto di quanto aveva detto.
Ma Dante non lo era, pungolato da un nuovo desiderio di apprendere sulla natura dell'amore. Tuttavia per delicatezza stava zitto, pensando: «Forse gli do fastidio a insistere con troppe domande».
Virgilio, vero padre, accortosi del timido desiderio del compagno e della sua riluttanza, lo invitò a parlare. Dante allora chiese:
«Maestro, la mia intelligenza si rischiara e si rafforza molto per la tua dottrina tanto che io intendo chiaramente ciò che mi spieghi: perciò ti prego, dolce padre caro, dimmi che cosa è questo amore che tu giudichi causa di ogni buona e cattiva azione umana?»
Virgilio rispose:
«Stai attento e raccogli tutta la forza della tua mente al mio ragionamento e chiaramente ti apparirà l'errore di quegli uomini ciechi della mente che si vogliono fare maestri e guide degli altri.
L'animo umano, creato con la disposizione ad amare subito, è pronto a volgersi ad ogni cosa che gli piaccia, non appena la sua disposizione è stimolata e messa in atto dal piacere.
L'intelletto riceve le impressioni e le immagini delle cose reali esterne e le comunica all'animo che così si rivolge a quelle cose che, o per esserle o per sembrargli buone, gli piacciono.
L'animo umano vi si abbandona del tutto e questo abbandono è amore naturale, legato all'uomo dalla potenza del piacere che procura la cosa o l'immagine.
Poi, come il fuoco si muove verso l'alto per la sua essenza che tende a salire dove si mantiene più vivo, così l'animo innamorato comincia a desiderare la cosa amata e l'ama con una forza spirituale che non si quieta finché non possa gioire di aver raggiunto, toccato, acquistato la cosa amata.
Da queste ragioni puoi comprendere come siano lontani dalla verità quei filosofi epicurei che ammettono come principio indiscutibile che qualunque amore è di per sé lodevole.
In realtà l'oggetto dell'amore può essere cattivo, come non è buona qualunque figura che si imprime nella cera, benché la cera sia di ottima qualità.»
(Purgatorio, XVIII)
Tratto da La Divina Commedia - G. Castelli
Virgilio, dopo aver esposto la sua teoria sull'amore buono e sull'amore malvagio, osserva Dante per vedere se fosse stato soddisfatto di quanto aveva detto.
Ma Dante non lo era, pungolato da un nuovo desiderio di apprendere sulla natura dell'amore. Tuttavia per delicatezza stava zitto, pensando: «Forse gli do fastidio a insistere con troppe domande».
Virgilio, vero padre, accortosi del timido desiderio del compagno e della sua riluttanza, lo invitò a parlare. Dante allora chiese:
«Maestro, la mia intelligenza si rischiara e si rafforza molto per la tua dottrina tanto che io intendo chiaramente ciò che mi spieghi: perciò ti prego, dolce padre caro, dimmi che cosa è questo amore che tu giudichi causa di ogni buona e cattiva azione umana?»
Virgilio rispose:
«Stai attento e raccogli tutta la forza della tua mente al mio ragionamento e chiaramente ti apparirà l'errore di quegli uomini ciechi della mente che si vogliono fare maestri e guide degli altri.
L'animo umano, creato con la disposizione ad amare subito, è pronto a volgersi ad ogni cosa che gli piaccia, non appena la sua disposizione è stimolata e messa in atto dal piacere.
L'intelletto riceve le impressioni e le immagini delle cose reali esterne e le comunica all'animo che così si rivolge a quelle cose che, o per esserle o per sembrargli buone, gli piacciono.
L'animo umano vi si abbandona del tutto e questo abbandono è amore naturale, legato all'uomo dalla potenza del piacere che procura la cosa o l'immagine.
Poi, come il fuoco si muove verso l'alto per la sua essenza che tende a salire dove si mantiene più vivo, così l'animo innamorato comincia a desiderare la cosa amata e l'ama con una forza spirituale che non si quieta finché non possa gioire di aver raggiunto, toccato, acquistato la cosa amata.
Da queste ragioni puoi comprendere come siano lontani dalla verità quei filosofi epicurei che ammettono come principio indiscutibile che qualunque amore è di per sé lodevole.
In realtà l'oggetto dell'amore può essere cattivo, come non è buona qualunque figura che si imprime nella cera, benché la cera sia di ottima qualità.»
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20080605
Niente di personale
Mi piacerebbe molto che la gente avesse stima e rispetto per la propria persona, e non mi riferisco solo al profilo fisico-estetico.
Ognuno di noi è a suo modo speciale ma soprattutto unico..
Forse le mie uova al tegamino non saranno incomparabili, forse non sarò così brava ad avvitare una lampadina piuttosto che accendere la luce, ma di sicuro il mio tiramisù è indimenticabile.
Inutile cercare di assomigliare a qualcun altro perché nessuno è come noi.
Troppe le cose che si credono nascoste e che invece conosco da troppo tempo.
Mi sono impegnata fermamente, con me stessa, a non giudicare nesssuno e anzi a cercare di aiutare e comprendere le ragioni di tutti.
Devo fare i conti però anche con il mio carattere e la mia personalità.
Ecco perché credo sia giusto prendere le distanze da certe situazioni per evitare conflitti irrecuperabili ma soprattutto vani e senza senso.
Non mi devo difendere né giusticare di niente con chicchesia.
Non è del tutto vero.
Solo con me stessa.
Ognuno di noi è a suo modo speciale ma soprattutto unico..
Forse le mie uova al tegamino non saranno incomparabili, forse non sarò così brava ad avvitare una lampadina piuttosto che accendere la luce, ma di sicuro il mio tiramisù è indimenticabile.
Inutile cercare di assomigliare a qualcun altro perché nessuno è come noi.
Troppe le cose che si credono nascoste e che invece conosco da troppo tempo.
Mi sono impegnata fermamente, con me stessa, a non giudicare nesssuno e anzi a cercare di aiutare e comprendere le ragioni di tutti.
Devo fare i conti però anche con il mio carattere e la mia personalità.
Ecco perché credo sia giusto prendere le distanze da certe situazioni per evitare conflitti irrecuperabili ma soprattutto vani e senza senso.
Non mi devo difendere né giusticare di niente con chicchesia.
Non è del tutto vero.
Solo con me stessa.
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Nessuna paura
20080602
Parole, parole, parole
All'età di 9 anni i miei mi omaggiarono con uno stereo serio come regalo per la mia prima Comunione.
Un Toshiba portatile ma con due belle casse che funziona benissimo ancora oggi.
La mia vicina di casa, antipatica e saccente la cui camera confinava con la mia, ascoltava a tutto volume e (cosa ben peggiore) a ripetizione "Take My Breath Away".
Una lagna insopportabile.
Così arrivò finalmente l'occasione della mia vendetta.
A "palla" sparavo questa che adoravo e ballavo senza pudore.
Inutile dire che i reciproci gusti musicali erano totalmente diversi.
Si scatenò una vera e propria guerra con tanto di botte al muro confinante da parte della vicina:
BUM BUM BUM BUM BUM... ABBASSAAAAA!!!!!
Col cazzo.
Un Toshiba portatile ma con due belle casse che funziona benissimo ancora oggi.
La mia vicina di casa, antipatica e saccente la cui camera confinava con la mia, ascoltava a tutto volume e (cosa ben peggiore) a ripetizione "Take My Breath Away".
Una lagna insopportabile.
Così arrivò finalmente l'occasione della mia vendetta.
A "palla" sparavo questa che adoravo e ballavo senza pudore.
Inutile dire che i reciproci gusti musicali erano totalmente diversi.
Si scatenò una vera e propria guerra con tanto di botte al muro confinante da parte della vicina:
BUM BUM BUM BUM BUM... ABBASSAAAAA!!!!!
Col cazzo.
La mia terra

Il mio elemento naturale. A giugno, finita la scuola, andavo a casa della mia adorata nonna, con cui avevo un rapporto speciale perché riusciva a comprendermi meglio di quanto facesse mamma.
Eravamo di poche parole tutte e due.
Ogni volta che torno in questo paese, posto in mezzo alle Crete senesi, mi sembra di rinascere e ritrovo un'energia incredibile.
Mi ritengo molto fortunata ad essere cresciuta a contatto con la natura e gli animali.

Questo in primo piano è "l'albero del sogno". Proprio dietro quell'albero, nel mio sogno, si nascondeva un biondo giovine che mi seguiva...

La Vespa del nonno Bruno. Si intravede la ruota di una delle mie biciclette. Ho pedalato tantissimo fin da piccolina. Purtroppo ho smesso!
Il tetto della cosidetta "capanna" e una delle querci secolari nell'aia.
Ringrazio Elisa per alcuni scatti.
:)
20080530
E questo (per me) è un uomo
Lo voglio metaforicamente castrato.
C'è rimasto a questo mondo un uomo fragile, insicuro, immaturo, codardo, frignone, e insopportabile?
Basta coi "fortunelli" decisi e pieni di salute.
Chissenefrega del vostro successo, sarete eternamente insoddisfatti.
Lo voglio sfigato.
Che mi faccia divertire, che mi faccia ridere...
Le palle gliele faccio crescere io.
C'è rimasto a questo mondo un uomo fragile, insicuro, immaturo, codardo, frignone, e insopportabile?
Basta coi "fortunelli" decisi e pieni di salute.
Chissenefrega del vostro successo, sarete eternamente insoddisfatti.
Lo voglio sfigato.
Che mi faccia divertire, che mi faccia ridere...
Le palle gliele faccio crescere io.
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