20091112

BH




Tratto da:
Jerome diventa un genio - Il segreto dell'intelligenza, Eran Katz

«La cosa migliore da fare è pregare» disse rivolto a Jerome, che era lì in attesa.

Jerome assunse un'espressione cinica. «Josik» disse con tono agitato. «Ancora non ti è chiaro, eh? Io non sono il tipo che si mette pregare! Può darsi che Dio sia d'aiuto a te, ma con me è meglio che non ci si metta. Sono andato in sinagoga una volta sola in tutta la mia vita. Era lo Yom Kippur (Letteralmente "Giorno della conciliazione". È considerato il giorno più sacro dell'anno. Gli ebrei devono digiunare e pregare tutto il giorno chiedendo a Dio di perdonarli per i loro peccati), e non credo di aver fatto una grande impressione su di lui. Migliaia di persone sono andate in sinagoga più di quanto abbia fatto io, quindi sono sicuramente prima di me, nella fila».

«Questo non è vero» rispose Schneiderman. «Non è mai troppo tardi...» Ma il rabbino mise una mano sul braccio di Schneiderman per dirgli di non continuare.

«La preghiera è come un mantra, come abbiamo già detto» esordì a sorpresa. «Se non credi in Dio, avrai fede in qualcos'altro. Sai che non sei solo. Se non hai timore di Dio, la preghiera può comunque aiutarti nella concentrazione. Prega la tua forza interiore, la tua fede in te stesso. La preghiera è una dichiarazione d'intenti. Quando ad esempio dici: "Dio dammi un cuore puro e uno spirito giusto" in verità stai dicendo che, in un certo senso, sei "fresco e pronto per la battaglia", la battaglia dei libri e dello studio. Anche se non sei una persona di fede, sei d'accordo con me che questa frase suscita in te qualcosa di positivo?»

«Be' sì, in termini teorici».

«Nell'ebraismo esiste una preghiera specifica per ogni azione. Prima di mangiare ci si lava le mani e si benedice il pane. Prima di partire per un viaggio recitiamo la "Preghiera del viaggiatore" e prima di andare a dormire diciamo lo Shm'a (Preghiera che gli ebrei recitano tutte le mattina quando si alzano e tutte le sere prima di andare a dormire: "Ecco, Israele: il Signore è il nostro solo e unico Dio"). L'obiettivo di queste preghiere è quello di aiutarci a concentrarci sul compito che ci aspetta, di allontanare l'attenzione delle altre cose in modo da riuscire a concentrarci su quello che stiamo per fare.
Le preghiere dicono: non ti distrarre! Dedica tutto te stesso e concentrati sul percorso che dovrai compiere, sul cibo che avrai di fronte. È inutile dire che questa concentrazione aiuta la digestione, migliora l'attenzione di chi deve guidare e, cosa che ha maggiore attinenza con la nostra conversazione, innalza il livello di efficacia dello studio».

«E che preghiera dici tu?» chiese Jerome al giovane studioso.

Schneiderman sorrise.

«Tante. "Eterno amore" o "Dai ai nostri cuori la sapienza" per esempio. Vengono dalla preghiera della Shemonè Esrè (Letteralmente "18". Chiamata anche Amidah, che significa "in piedi". Fa parte delle preghiere quotidiane, che si recitano tre volte al giorno)».

Jerome ci guardò sconsolato.

«Mi sentirei un po' un ipocrita se dovessi mettermi a pregare. Non solo non ho mai rispettato nessuno dei comandamenti, adesso mi metto pure a chiedere a Lui di aiutarmi a studiare? Sarebbe come avere una bella faccia di bronzo, non trovi?»

«Non necessariamente» rispose a sorpresa Itamar. «Credimi, sei certamente una persona che merita l'intervento divino» sorrise.

Jerome gli dette un'occhiata sorpresa.

«Allora, guarda: non hai ucciso nessuno né rubato mai nulla» spiegò Itamar. «Hai onorato tua madre e tuo padre e rispettato molti altri comandamenti, e fatto buone azioni dal profondo del cuore e seguendo la logica che ti guida. Quindi, anche se non sei un timorato di Dio, Dio ti vede e ti ascolta. Almeno, questo penso accada per chiunque rispetti le regole comuni dell'umana decenza».

«Una volta ho rubato dei cioccolatini in un supermercato».

«Niente di che».

«E un'altra volta non ho restituito i soldi quando ho ricevuto troppo resto».

«Ma sì, dai...».

«E una volta ho investito un gatto».

«Sono cose che succedono».

«E anche un cane».

«Anche questo succede».

«E un pinguino».

«Hai investito un pinguino?!»

«O forse era una suora, non mi ricordo». Sorrise. «La sai anche tu questa, vero Josik?»

«E comunque» continuò Itamar, ignorando Jerome «puoi sempre inventarti una preghiera personale, un mantra; una frase importante alla quale credi davvero e che ti infonda una specie di gioia e di motivazione a iniziare qualsiasi cosa tu abbia deciso di fare. Che ti metta dell'umore giusto. Prova».

Jerome sorrise tra sé e sé e rivolse lo sguardo al cielo, come per riflettere su qualcosa. «Interessante» disse. «Ci penserò su».

«E un'altra cosa» aggiunse il rabbino. «Avrai forse notato che gli ebrei molto religiosi spesso scrivono le lettere "BH" in cima alla pagina».

«Beezrat Hashem: significa "con l'aiuto di Dio"». Jerome fece sfoggio di erudizione.

«Ma è anche una dichiarazione d'intenti» aggiunse il rabbino, mostrandoci una delle pagine che aveva con sé.

«Quando hai intenzione di scrivere qualcosa e parti con le lettere "BH", ti prepari a fare qualcosa di importante e sacro a cui devi applicarti pienamente, e chiedendo l'aiuto di Dio è improbabile che tu scriva le cose con trascuratezza, no? Quel "BH" in cima alla pagina ti obbliga a concentrarti e a tirare fuori il meglio di te, perché il Santissimo è stato chiamato in causa. Su una pagina a Lui dedicata non potresti scrivere menzogne, o oscenità, ma solo verità e cose che sono importanti e servono per un obiettivo».

«Affascinante», si entusiasmò Itamar. «Dunque mentre studi e prendi appunti, scrivi "BH" in cima alla pagina, oppure sai che ti dico? Scrivi qualcos'altro che ha per te un peso tale che ti faccia sentire obbligato a lavorare meglio. Così prenderai gli appunti al meglio possibile».

«Anche questa è una buona idea» confermò Jerome.

«Allora andiamo avanti» continuò il rabbino. «Sei seduto comodo, hai pregato e hai scritto "BH" in cima alla pagina. Adesso devi mettere a leggere e a imparare»...

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